Armonk (USA) – Big Blue sembra aver scoperto le sue radici hippie e, rifacendosi agli slogan pacifisti americani degli anni ’60, ha lanciato proprio in questi giorni negli Stati Uniti una campagna pubblicitaria pro Linux che proclama “Peace, Love & Linux.”
La campagna, che lega fra loro il simbolo della pace, un cuore, un pinguino (logo di Linux) e il marchio della linea di computer eServer, costerà ad IBM una cifra “multimiliardaria” e raggiungerà i tabelloni pubblicitari di Times Square e Silicon Valley, le pagine di diverse riviste e quotidiani e, attraverso video e-mail contenenti “pinguini danzanti”, anche migliaia di caselle di posta elettronica.
Andrew Willis, vice presidente al marketing di IBM, sostiene che il messaggio di questa campagna celebra “la libertà di espressione, la creatività, l’innovazione, la collaborazione e la comunità”. E pare che questo mix fra tecnologia e atmosfere da “figli dei fiori” piaccia anche a Linus Torvalds, che ha dato il suo benestare all’iniziativa.
Uno degli spot che IBM ha messo on-line, in formato Flash, può essere visionato qui . “Perché IBM sta supportando Linux?”, lo spot domanda. “Perché noi lo ammiriamo, crediamo in lui, ne abbiamo bisogno, ed è buono per i clienti”. Ed il messaggio continua dicendo che “integrando le piattaforme ed il software è l’unica strada verso la prossima generazione di una vera infrastruttura senza cuciture. Gli standard aperti di Internet hanno reso possibile integrare le reti. Linux fa per le applicazioni ciò che Internet ha fatto per le reti”. Questa costosa campagna pubblicitaria, che arriva a ridosso delle piccanti polemiche sollevate da Microsoft sulla redditività del software open source, ha un messaggio di fondo ben chiaro: IBM e Linux vogliono dire business.
Che i tentativi di guadagnare attraverso l’open source stiano incontrando non poche difficoltà non scoraggia IBM, che negli ultimi sei mesi ha investito sul Pinguino 1,3 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo.
IBM ha già stipulato accordi con oltre 200 aziende di software per riscrivere i suoi prodotti per Linux, fra cui il motore di Domino, WebSphere e il software di gestione delle transazioni MQ Series. Al momento, ammontano a 1.700 i dipendenti del colosso che stanno lavorando a tempo pieno nello sviluppo ex novo o nella conversione di software per Linux, uno sforzo senz’altro considerevole.
Per Big Blue, Linux rappresenta la chiave di svolta per rendere finalmente le sue piattaforme server interoperabili fra loro, più flessibili e, perché no, anche più economiche.
“Linux ci permette di offrire ai nostri clienti un sistema operativo onnipresente e ci fornisce la capacità di basare i requisiti dei nostri prodotti su quelle che sono le esigenze dei nostri clienti” ha affermato Elmer Corbin di IBM. “Per IBM Linux rappresenta un ambiente operativo che i clienti possono utilizzare per iniziare le loro attività, consentendogli in seguito di scalare a seconda del crescere delle proprie esigenze e del numero dei clienti”.