Multe e risarcimenti non sono abbastanza: per gli utenti del pezzotto serve la gogna pubblica. È l’idea proposta, anzi anticipata, da Andrea Abodi, ministro per lo Sport e i Giovani del governo Meloni. L’annuncio è giunto dal palco dell’evento Sky Up The Edit.
Usi il pezzotto? Pubblicheranno il tuo nome
Presto potranno essere pubblicati nomi e cognomi di chi sceglie un abbonamento illegale per vedere le partite in diretta. Queste le sue parole, raccolte in chiusura di un panel curiosamente dedicato proprio al ruolo dello sport come strumento per insegnare il rispetto.
Fra un po’, tra l’altro, i nomi dei soggetti che compreranno il biglietto illegale, credo che potranno anche essere pubblicati. Al di là della privacy è un reato. Quindi, io mi auguro che si capisca che forse è meglio spendere qualche euro in più ed evitare di incorrere in qualche problema. Non è giusto, non è corretto.
In quel al di là
della privacy c’è la perfetta sintesi di una visione che antepone la legittima tutela del diritto d’autore, del copyright, delle licenze per la trasmissione degli eventi, al rispetto per la sfera privata dei cittadini. Ci sarebbe poi da discutere anche su quel qualche euro in più
, considerando i forti rincari imposti dalle società che detengono il duopolio per il calcio in Italia. Evidentemente, le notizie degli aumenti non hanno raggiunto le stanze del dicastero.
Sia chiaro: che si tratti di un reato è fuori discussione. Così come è dimostrato il rapporto diretto tra chi vende abbonamenti illegali e le organizzazioni criminali.
Nel corso del suo intervento, Abodi ha raccontato che anche il figlio di un ministro può inciampare nel pezzotto. In questo caso niente gogna pubblica, basta la ramanzina.
È successo anche a mio figlio, di provare. Gli ho spiegato, gli ho detto
Guarda che non è soltanto togliere soldi al calcio…, gli ho spiegato che non è una bravata.