Il Garante vieta le cam dei voyeur pubblici

Il Garante vieta le cam dei voyeur pubblici

La videosorveglianza informatica aumenta e con essa i casi di abusi ai danni della privacy dei cittadini: l'Autorità ha ieri sospeso l'uso di una serie di telecamere che potevano guardare all'interno di case private
La videosorveglianza informatica aumenta e con essa i casi di abusi ai danni della privacy dei cittadini: l'Autorità ha ieri sospeso l'uso di una serie di telecamere che potevano guardare all'interno di case private

Garantire la sicurezza dei cittadini. Con questo slogan viene contrabbandata in tutto il mondo la necessità di una diffusione pervasiva della videosorveglianza. Il Garante per la Privacy italiano è dovuto invece intervenire per bloccare l’uso di cam di monitoraggio capaci di riprendere l’interno degli appartamenti .

Un cam a cupola Come scrive nella propria newsletter con un titolo quantomai emblematico, Telecamere con vista , l’Autorità di garanzia ha sottolineato come “garantire la sicurezza di un quartiere non giustifica la presenza di telecamere che, anche in modo occasionale e involontario, riprendano interni di abitazioni private, violando in questo modo la privacy dei cittadini che vi risiedono”.

Non si tratta di un fenomeno sconosciuto in Italia, un paese nel quale le cam di natura pubblica e privata si moltiplicano, al punto che non è possibile tenerne il conto , e sono cose già discusse e accadute anche all’estero, ma si tratta evidentemente di abusi che il Garante si impegna a non far passare. L’intervento annunciato ieri è dovuto alla segnalazione di un cittadino che si riteneva spiato .

Alla denuncia del cittadino, il Comune aveva spiegato che le cam erano state posizionate oltre che per monitorare il traffico, anche per esigenze di maggiore sicurezza dei cittadini, tutela del patrimonio e controllo di determinate aree. Secondo il Comune, l’impianto era programmato in modo da non riprendere edifici privati ed era comunque in grado, attraverso un sistema di mascheratura dinamica delle finestre, eventualmente riprese, di garantire la riservatezza delle persone.

Una spiegazione che non ha però convinto il Garante che, dopo aver visto alcune foto scattate dal ricorrente, ha deciso di effettuare una supervisione. Da lì è emerso che il tipo di telecamera installata “permette facilmente zoom, brandeggio e identificazione dei tratti somatici delle persone che vengono riprese. Pur non essendo posizionato in direzione delle abitazioni, il sistema consente a qualsiasi operatore, che abbia accesso diretto al server, di spostare le telecamere nelle diverse angolazioni e operare così un’intromissione ingiustificata nella vita privata degli interessati”.

Si tratta, in particolare, di cam “Dome”, ovvero a cupola, capaci di muoversi anche senza che il movimento sia notato dall’esterno.

Occhi elettronici L’uso di quelle videocamere è stato dunque sospeso ma sarà riattivato presto . Il Comune, infatti, dovrà predisporre delle limitazioni nei livelli di zoom, nell’angolo visuale dei singoli apparecchi e dovrà configurare il sistema affinché l’operatore, anche quando non stia registrando, non sia in alcun modo in grado di inquadrare gli “spazi interni di abitazioni private”.

Ciò che può colpire è la necessità per il Garante di intervenire per specificare quello che dovrebbe già essere ben noto , soprattutto ad un ente pubblico. Diversi, e per certi versi più ovvi, sono gli interventi che la stessa Autorità ha dovuto in passato effettuare sui privati, per affermare cose come il divieto di cam negli spogliatoi o nelle camere ardenti .

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Pubblicato il 30 nov 2007
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