Il virus è rimasto in provetta

Il virus è rimasto in provetta

di A. Massucci. Una maggiore consapevolezza anti-virus tra gli utenti rende la vita difficile ai worm che infettano via email. Ci sono virus visti solo dagli esperti. Con l'inevitabile eccezione di Hybris
di A. Massucci. Una maggiore consapevolezza anti-virus tra gli utenti rende la vita difficile ai worm che infettano via email. Ci sono virus visti solo dagli esperti. Con l'inevitabile eccezione di Hybris


Roma – Qualcosa di nuovo sta accadendo nel modo in cui i virus si diffondono in Rete. C’era un tempo in cui i virus-worm che si riproducono via email l’avevano vinta facilmente. Fu il caso di ILoveYou-LoveLetter o di Melissa ma anche di innumerevoli altri che da allora hanno fatto il diavolo a quattro in giro per la Rete intasando le connessioni. Oggi qualcosa sta cambiando, come dimostrano gli ultimi due worm, circolati così poco da rappresentare delle rarità per specialisti.

L’unica eccezione è il caso Hybris , un virus mutante capace di cambiare qualcosa nel modo in cui si propaga per la Rete attraverso plug-in autoinstallanti e per questo in grado, ancora oggi, a più di sette mesi dal suo arrivo, di propagarsi online.

A parte questo caso, i worm che stanno “uscendo” in queste settimane sembrano aver perso la capacità di infettare un grande numero di computer.

Così è accaduto con il virus noto come “Jennifer Lopez”, che utilizzava il nome e l’immagine della celebre popstar per invogliare gli utenti di sistemi Windows con Outlook a cliccare sul file infetto diffuso via email. Ma è anche il caso, in queste ore, di un altro virus, “Miss World” che, come “Lopez”, fa leva sugli istinti primordiali per cercare di farsi attivare dagli utenti che lo ricevono per posta elettronica, presentandosi con fotografie delle candidate a “Miss World” (i dettagli in una news di oggi su Punto Informatico).

Chi diffonde virus – e che spesso non coincide con chi li scrive (virus writer) -si trova oggi a fare i conti, a quanto pare, con una utenza Internet che nel suo complesso sembra aver appreso che non tutto quello che arriva per posta elettronica va cliccato subito senza pensarci nemmeno un attimo. Accanto ad una maggiore consapevolezza, dovuta peraltro proprio al successo delle invasioni di virus di questi mesi, c’è sicuramente il duro lavoro di amministratori di sistema che nelle grandi corporation possono fare la differenza tra una epidemia ed un episodio passeggero. Poi ci sono anche le novità che provengono da Microsoft che, pur rendendo più macchinoso l’utilizzo di Outlook, forse hanno reso più sicuri alcuni ambienti di lavoro nei quali Windows è il sistema operativo largamente prevalente.

Forse per cercare di superare questi crescenti ostacoli al successo delle epidemie, gli untori digitali in questi ultimi mesi hanno cercato di cambiare strategia, arrivando a usare Anna Kournikova come involontaria “testimonial” di un virus che si spacciava come file “osé” della bella tennista. Dopo Anna.worm, che ha creato una certa dose di allarme, ci hanno provato con la Lopez, ma agli untori è andata male. Qualcosa si era già inceppato nel “meccanismo epidemico” e quel virus lo hanno visto in quattro gatti. Ora ci stanno riprovando con “Miss World”, un virus che non sembra avere alcuna capacità di diffusione ma che dimostra una certa cattiveria da parte di chi l’ha scritto, perché chi dovesse finirne infettato rischia grosso.

Forse è presto per cantare vittoria, e l’ultimo Hybris che mi è giunto or ora nella mailbox me lo ricorda, ma per i virus via Internet sembra finita l’era della diffusione facile facile via posta elettronica. Da oggi essere untori digitali è più difficile.

Alberigo Massucci

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Pubblicato il 8 giu 2001
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