In Giappone è già 4G, negli USA ancora no

In Giappone è già 4G, negli USA ancora no

A Oriente si pensa a far scomparire i vecchi cellulari a banda stretta, mentre in Occidente si guarda a LTE e agli step intermedi. E negli USA i consumatori non sono ancora soddisfatti
A Oriente si pensa a far scomparire i vecchi cellulari a banda stretta, mentre in Occidente si guarda a LTE e agli step intermedi. E negli USA i consumatori non sono ancora soddisfatti

Roma – Entro il 2012 dal Giappone spariranno i cellulari di seconda generazione, l’equivalente dell’europeo GSM: lo ha annunciato NTT DoCoMo, vale a dire il primo fornitore 3G del paese , che ha anche chiarito che comunque nei prossimi tre anni penserà a come far passare i suoi ultimi clienti ancorati al vecchio standard al più moderno WDCMA, protocollo che utilizza per fornire i servizi di terza generazione.

Del 51 per cento del mercato controllato direttamente da NTT, pari a 54 milioni di abbonati che fanno del provider il principale fornitore della popolazione giapponese in fatto di cellulari, ben l’88 per cento è già di terza generazione. L’ultimo cellulare 2G, per altro di una particolare tecnologia denominata PDC ( Personal Digital Cellular ) sviluppata appositamente per il mercato locale, era stato rilasciato nel 2004 e già due anni dopo, nel 2006, il numero di utenti 3G aveva superato quelli della vecchia tecnologia.

L’infrastruttura WDCMA di NTT, d’altronde, è stata la prima ad entrare in funzione nel 2001: e ora, con le licenze 4G che il ministero delle telecomunicazioni del Sol Levante ha già pronte nel cassetto da assegnare, l’operatore decide di guardare avanti e di liberare banda preziosa con la quale migliorare il servizio offerto con il 3G. I quasi 7 milioni di affezionati clienti 2G ancora esistenti verranno guidati verso nuovi cellulari e nuovi servizi, in tempo per chiudere tutte le vecchie offerte e i vecchi profili tariffari entro tre anni da oggi.

La scelta di NTT, comunque, pare non abbia molto a che fare con questioni economiche, visto anche che i risultati presentati per quanto attiene i primi nove mesi del suo attuale anno fiscale appaiono più che solidi ( utili nell’ordine di 4 miliardi di euro ). Per l’operatore nipponico la scelta di abbandonare il 2G avrà senz’altro interessanti risvolti logistici che consentiranno di risparmiare qualcosa nella manutenzione, ma soprattutto gli consentirà di continuare a innovare in un settore dove da anni il Giappone è il capofila nello sviluppo di tutto ciò che è comunicazione in mobilità.

Al contrario, pare che negli USA la situazione del 3G non abbia ancora raggiunto uno stadio di efficienza ottimale, almeno non secondo l’opinione degli utenti. Una recente ricerca di Gartner ha evidenziato una certa insoddisfazione dei consumatori rispetto alle prestazioni offerte dalle loro connessioni mobili, anche alla luce di qualche promessa non mantenuta sul piano delle velocità: la società di analisi di mercato ha dunque invitato i provider a migliorare le prestazioni dei propri apparati, e i gli utenti a rivedere al ribasso le proprie aspettative rispetto alle offerte dei primi.

Sarà anche per questo motivo che l’esplosione fatta registrare dagli abbonamenti broadband mobile nei primi mesi del 2008 in terra statunitense pare si sia arrestata al volgere dell’anno: tutto questo sembra comunque non avere fermato i piani con cui provider ( AT&T e Verizon tanto per citarne due) e produttori di hardware puntano ai netbook e alle connessioni 3G per l’immediato futuro. Altri, come Motorola , invece si concentreranno direttamente su LTE , vale a dire una sorta di step intermedio tra 3G e 4G. Sempre che, in tempi di magra, i consumatori non decidano per il risparmio a oltranza boicottando tutti i nuovi gadget di prossima uscita.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
3 feb 2009
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