Secondo le fonti di Bloomberg, un dirigente di OpenAI ha discusso con funzionari governativi sull’indagine avviata per stabilire se DeepSeek abbia utilizzato dati ottenuti in modo non autorizzato per addestrare il modello R1. Non è chiaro però il motivo di questo incontro.
OpenAI chiede aiuto al governo?
DeepSeek ha stupito tutti con il lancio del modello R1. L’azienda cinese ha dichiarato di aver speso meno di 6 milioni di dollari e usato circa 2.000 GPU NVIDIA (H100, H800 e H20) per il suo addestramento. Oltre al possibile aggiramento delle restrizioni sulle esportazioni delle GPU, diversi esperti si sono chiesti se abbia sfruttato la tecnologia statunitense.
I ricercatori di Microsoft hanno segnalato alla startup californiana che DeepSeek avrebbe “rubato” i dati di output dei modelli di OpenAI per migliorare il modello R1 attraverso la tecnica nota come distillazione. L’azienda guidata da Sam Altman ha dichiarato al Financial Times di aver trovato le prove.
Chris Lehane, responsabile degli affari globali di OpenAI, ha dichiarato che l’indagine è ancora in corso e che la società ha parlato con funzionari governativi sulla questione, senza fornire ulteriori dettagli. Non è chiaro se OpenAI vuole ricevere supporto politico dall’amministrazione Trump, ad esempio tramite il ban di DeepSeek (come avvenuto per Huawei).
Due politici statunitensi hanno comunicato che presenteranno una proposta di legge per vietare l’installazione dell’app sui dispositivi governativi. Un altro senatore ha addirittura proposto fino a 20 anni di prigione per chi utilizza tecnologie AI sviluppate da aziende cinesi.
Alcuni hanno però accusato OpenAI di ipocrisia. Diversi editori hanno denunciato la startup per aver addestrato i modelli di intelligenza artificiale con opere protette da copyright. Lehane ha evidenziato le differenze con un paragone. OpenAI ha preso un libro in prestito dalla biblioteca, mentre DeepSeek ha preso un libro in prestito dalla biblioteca, ha cambiato la copertina e l’ha venduto.