Lo IANA Stewardship Transition Coordination Group (ICG), il gruppo di coordinamento di ICANN incaricato di studiare la transizione dei poteri di controllo delle funzioni IANA ( Internet Assigned Numbers Authority ), cioè quelle relative alla gestione dei server dal National Telecommunications and Information Administration (NTIA) del Dipartimento del Commercio USA alla comunità globale, ha presentato la sua bozza definitiva di accordo per cui adesso si apre la fase di consultazione pubblica.
Il processo è quello che si è aperto con l’annuncio da parte dell’NTIA di voler cedere il controllo sulla gestione dei server DNS e sull’amministrazione dei cambiamenti del root zone file ad ICANN , completando la transizione che ha portato il governo degli Stati Uniti a svolgere un ruolo sempre più marginale nel controllo dell’infrastruttura centrale della moderna rete telematica mondiale.
Per Internet Governance si intende sia la vigilanza sui diritti degli utenti, sia – soprattutto – la gestione tecnico-amministrativa di Internet costituita dalla gestione dei server DNS e dei suoi standard, dei protocolli tecnici e delle risorse legate all’ Internet numbering resources .
Tutte queste questioni, d’altra parte, sono interconnesse: alla base del funzionamento di Internet c’è un accordo continuo sui protocolli di rete e sui formati dei dati e ciò significa che la standardizzazione tecnica è fondamentale. D’altra parte la scelta di uno standard rispetto ad un altro finisce per influenzare il comportamento delle macchine ed, inevitabilmente, delle persone. A tale questione c’è da aggiungere quella relativa alla gestione e all’assegnazione di risorse come sono i nomi a dominio, gli indirizzi IP ed i protocol port number, tutti limitati ed esclusivi. La loro amministrazione – dunque – chiama in causa diritti, doveri ed interessi specifici che spingono aziende e soggetti interessati ad unirsi ad un dibattito particolarmente accesso di cui la diatriba per l’assegnazione dell’estensione .amazon (con i paesi dell’Amazonia a scontrarsi con Amazon e con il Governo degli Stati Uniti) non è che la punta dell’iceberg.
Sin dal 1998 ICANN gestisce il sistema DNS in base ad un Memorandum of Understanding (MOU) sottoscritto, appunto, con il Dipartimento del Commercio e poi sostituito nel settembre 2006 dal Joint Project Agreement (JPA); fin dalle origini di questa collaborazione, in realtà, NTIA aveva promesso che il suo ruolo sarebbe stato temporaneo, ma solo da ultimo ha affidato a ICANN – organizzazione non profit californiana – questa responsabilità.
Il nocciolo dell’ultima ( corposa ) proposta presentata da IANA è che ICANN creerà una nuova entità legale indipendente con l’obiettivo di gestire le funzioni tecniche del sistema di indirizzi online .
La proposta prevede inoltre l’istituzione di un comitato ad hoc e di un processo multi-stakeholder per vigilare sull’operato della nuova entità: tali bilanciamenti, insieme al ruolo di supervisore che ICANN riserverà per se stessa, sostituiranno di fatto il peso finora giocato dagli Stati Uniti senza dover coinvolgere i governi nazionali: nel dibattito aperto dall’annuncio della cessione del controllo da parte di Washington, la necessità di garantire equità e libertà nelle condizioni di accesso ad Internet (o la voglia di avere un controllo più diretto sulla sua struttura fondamentale) avevano spinto diverse parti in causa a invocare la costituzione di un modello di gestione basato sulle logiche delle organizzazioni internazionali e quindi sulla assegnazione di poteri ai diversi governi nazionali; una posizione, per esempio, che aveva assunto in parte l’Europa ed in maniera più esplicita Cina e Russia che chiedevano il coinvolgimento delle Nazionali Unite.
Nei confronti della proposta (quasi definitiva) di IANA non mancano le critiche: alcuni osservatori , in particolare, segnalano che la bozza prevede tre diversi contratti per le tre diverse (ma estremamente interconnesse) funzioni tecniche da svolgere e temono che il sistema di multi-bilanciamento estremo basato sul modello multistakeholder rischi di creare più complessità che soluzioni a problemi reali.
Inoltre, la proposta manca di affrontare la questione sostanziale della gestione dei Root Zone Maintainer , cioè la possibilità di localizzare le diverse estensioni, che sembra rimanere in capo a NTIA fino a quando una parallela ma separata transizione non sarà portata a termine: la questione è ancora amministrata da un Cooperative Agreement cui partecipa il Governo degli Stati Uniti che dovrà dunque approvare tale ulteriori cambiamenti alla situazione.
Nel frattempo per la proposta si apre un periodo di consultazione pubblica di 40 giorni che si chiuderà l’8 settembre e sarà accompagnato da una serie di webinar organizzati da ICG.
Claudio Tamburrino