Internet wireless e la net neutrality

Internet wireless e la net neutrality

AT&T prima taglia il P2P senza fili, poi ci ripensa. Nokia dice addio al WiMAX, che invece fa il suo ingresso in Silicon Valley. E poi c'è Skype su iPhone che in Germania non piace a T-Mobile
AT&T prima taglia il P2P senza fili, poi ci ripensa. Nokia dice addio al WiMAX, che invece fa il suo ingresso in Silicon Valley. E poi c'è Skype su iPhone che in Germania non piace a T-Mobile

Un repentino cambio di idea che viene denunciato come semplice “errore”. Ma gli osservatori pensano si tratti piuttosto di una questione interna all’azienda in materia di neutralità dei servizi wireless: il primo fornitore di connettività USA, AT&T, nel giro di pochi giorni ha prima annunciato l’entrata in vigore di un regime di controllo sui servizi erogati attraverso le sue connessioni senza fili , e poi ha ritrattato tutto. Avvenimenti analoghi si ripetono anche al di qua dell’oceano, con T-Mobile che preannuncia il bando di Skype dal suo iPhone: e la faccenda assume importanza sempre maggiore in previsione di un futuro di connettività in banda larga sempre più mobile.

Negli ultimi giorni, infatti, sembra andarsi chiarendo un trend con un gigante dal peso specifico notevole come Nokia decide di abbandonare ogni sviluppo di tecnologia WiMAX per dedicarsi al più concreto, a suo dire, LTE. “Non credo che il futuro di WiMAX sia molto promettente – ha spiegato Anssi Vanjoki, vicepresidente dell’azienda finlandese, citando un evento passato alla storia nel settore IT – Betamax è stato in circolazione per molto tempo, ma VHS dominava il mercato: e vedo la stessa cosa ripetersi oggi”. Per chi un tempo sosteneva con decisione il protocollo é un vero cambio di fronte, sebbene i primi ripensamenti si erano già avvertiti a cavallo del nuovo anno con il ritiro dal mercato della versione WiMAX del MID n810.

Per Nokia, LTE ha più chance di imporsi grazie al sostengo effettivo da parte degli attuali carrier 3G, nonostante alcune sperimentazioni stiano partendo addirittura nel pieno di Silicon Valley: entro il 2015 , questa la previsione di Vanjoki, il successore di quarta generazione del 3GPP dovrebbe essere riuscito a coprire i punti più significativi del network mondiale. E poiché tra gli obiettivi principali del nuovo protocollo vi è senz’altro la somministrazione di contenuti multimediali su connessioni mobili, il recente intervento di AT&T sui propri termini di servizio rispetto alle connessioni senza fili appare quanto mai significativo.

Per alcuni giorni, infatti, nelle condizioni poste dal provider per l’utilizzo delle suoi servizi mobili era stata inserita una clausola che escludeva dagli utilizzi leciti della sua connettività “scaricare film attraverso servizi di file sharing P2P, il reindirizzamento di segnali audio-video televisivi con qualunque tecnologia da una postazione fissa ad un dispositivo mobile, il web broadcasting” ed altre operazioni tipicamente svolte dai professionisti in viaggio con il proprio laptop al seguito. Abbastanza per alzare un polverone e far commentare con preoccupazione più di qualcuno il primo evento che segnava la progressiva riduzione della neutralità dei provider rispetto ai servizi in transito sul proprio network.

La smentita, arrivata lo scorso venerdì, ha comunque lasciato aperto alcuni interrogativi: “Quanto aggiunto lo scorso 30 marzo alle condizioni di servizio wireless di AT&T era un errore. È stato portato alla nostra attenzione e quindi rimosso. Ci scusiamo per qualsiasi inconveniente causato” recita il comunicato ufficiale di rettifica. Ma se il problema del traffico generato sussiste anche per i provider via cavo come Time Warner, che annuncia una nuova tornata di test per i limiti imposti alle sue connessioni a banda larga, è indubbio che prima o poi anche gli operatori mobili dovranno analizzare la situazione e prendere delle iniziative.

Basti pensare a quanto sta accadendo in Germania, con T-Mobile che si oppone fermamente all’utilizzo di qualsiasi software VoIP – e in particolare l’ appena rilasciato Skype per iPhone – sulla propria rete (sia 3G che WiFi). Una scelta che mette ovviamente in discussione la neutralità della rete wireless dell’operatore, sebbene in ballo più che la questione dei contenuti che transitano ci sarebbe probabilmente la concorrenza interna con le chiamate telefoniche tradizionali sostituite dalle più economiche via Internet. Negli USA, c’è già chi sta prendendo carta e penna per tentare di far riconoscere il diritto degli utenti finali a scegliere qualsiasi canale o strumento per veicolare le proprie telefonate.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
6 apr 2009
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