Internet2, nuovo record di velocità

Internet2, nuovo record di velocità

Un team di scienziati è riuscito a stabilire un nuovo primato nel trasferimento di file su Internet a lunga distanza. Il risultato ottenuto arriva quasi a raddoppiare le performance del 2004
Un team di scienziati è riuscito a stabilire un nuovo primato nel trasferimento di file su Internet a lunga distanza. Il risultato ottenuto arriva quasi a raddoppiare le performance del 2004


Tokyo (Giappone) – Un team internazionale guidato dall’Università di Tokyo ha ulteriormente spinto le performance della già velocissima rete Internet2 , aggiudicandosi così la competizione Internet2 Land Speed Record ( I2-LSR ).

Utilizzando dispositivi di rete prodotti da Foundry Networks e la tecnologia WAN (Wide Area Networking) 10-Gigabit Ethernet, gli scienziati sono riusciti a trasferire dati su di una distanza di oltre 30.000 chilometri alla velocità record di 7,99 Gbit al secondo . Questo risultato è stato ottenuto utilizzando il tradizionale protocollo IPv4, ma il team è riuscito ad infrangere anche il precedente primato su IPv6: in questo caso il transfer rate è stato di 6,18 Gbps , circa il 10% superiore al vecchio record.

Per meglio comprendere i progressi fatti dai ricercatori negli ultimi due anni, va ricordato come a metà 2004 il record di velocità di trasferimento dati su Internet fosse di 4,23 gigabit per secondo , ossia poco più della metà di quello ora annunciato.

Con un network capace di raggiungere una velocità di quasi 8 Gbps è possibile trasferire l’ equivalente di un DVD in appena 4 secondi . Qualcuno starà certamente pensando che, se di dominio pubblico, una rete del genere sarebbe il paradiso del P2P, ma tra le applicazioni a cui i ricercatori sono più interessati vi sono quelle che possono permettere agli scienziati di lavorare virtualmente allo stesso progetto da qualsiasi parte del mondo.

“Questo nuovo record di velocità stimola la comunità scientifica e l’industria ad accelerare lo sviluppo di nuove applicazioni a larghissima banda, cambiando potenzialmente il modo in cui operano le aziende e quello con cui le persone vivono la propria vita”, ha commentato Kei Hiraki, professore presso l’Università di Tokyo.

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Pubblicato il 14 mar 2006
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