Italia: con Windows la PA spreca

Italia: con Windows la PA spreca

di Federico Penco. Si continua a spendere fiumi di denaro per infilare Windows nei computer della Pubblica Amministrazione. Una scelta non solo costosa ma anche cieca, poco previdente. Uno spreco che non si ferma, neanche davanti al Pinguino
di Federico Penco. Si continua a spendere fiumi di denaro per infilare Windows nei computer della Pubblica Amministrazione. Una scelta non solo costosa ma anche cieca, poco previdente. Uno spreco che non si ferma, neanche davanti al Pinguino


Roma – Alzi la mano chi si siede di fronte ad un pc in ambienti di lavoro e studio legati alla Pubblica Amministrazione e si trova a dover maneggiare le X-Finestre del Pinguino! Quanti siete? Pochi, molti, non è dato saperlo con certezza a causa della mancanza di un serio sondaggio in materia di penetrazione di Linux nel settore pubblico. E ‘ un dato di fatto che molti server di Università e Centri di Ricerca (soprattutto scientifica) si affidano al Pinguino, ma la tendenza, riscontrabile da chiunque si trovi a frequentare uffici e sale multimediali, è assolutamente univoca: la P.A. investe molto per acquistare software commerciale ed informatizzare i propri servizi (il che, di per sé, dovrebbe essere considerata una evenienza del tutto positiva!).

Tale genere di scelta non è lasciata alla totale discrezionalità degli amministratori, perché l’intero settore pubblico è sempre e comunque sottoposto alla direttiva di rango costituzionale che impone buon andamento ed imparzialità di gestione (vedere art 97 Ic. Cost.). Ciò dovrebbe implicare l’adozione di una gestione in economia delle risorse pubbliche negli appalti allo scopo di ottenere il miglior compromesso fra prezzo e prestazioni. Alla luce di ciò verrebbe da chiedersi quale sia il ragionamento che porta a spendere ingenti cifre per l’acquisto di licenze (singole o multiple che siano) di software commerciale che evidentemente, anche solo per ovvie considerazioni legate alla tendenziale gratuità dell’Open Source, non dovrebbe poter competere con quest’ultimo sul piano del rapporto costi/benefici.

Ma la questione non é così semplice.

E’ vero che Linux ha un prezzo che lo rende quasi imbattibile sotto questo profilo, ma la situazione odierna del mondo dell’informatica può anche imporre di dover spendere qualcosa in più per un prodotto come Windows, che poi permetta di far risparmiare qualcosa ai propri acquirenti sul piano della formazione del personale, la gestione e manutenzione del sistema etc, etc… In effetti il software commerciale in genere può essere tranquillamente definito “a prova di neofita”.

Il punto davvero fondamentale però consiste nel fatto che questo modo di ragionare, seppur comprensibile, oltre a non accordarsi felicemente con i principi di cui sopra, determina il crearsi di una situazione di vero e proprio non ritorno nei seguenti termini:

– scegliere Windows per la P.A. non costituisce solamente un costo iniziale da non sottovalutare, ma implica la necessità di legare le proprie opzioni future ad uno standard proprietario, obbligandosi a seguirne l’evoluzione pagando a caro prezzo gli aggiornamenti del software;

– adottando Windows quale soluzione per le sale multimediali delle Università, si favorisce l’assuefazione di una moltitudine di giovani al “modo di pensare Windows” che impigrisce l’utente e non necessariamente lo mette in grado di apprendere di più. Si fa così il gioco di una società che, al di là dei meriti non trascurabili, dovrebbe essere trattata come tutte le altre e non agevolata nella propria opera di espansione da soggetti quali le Pubbliche Amministrazioni che si pongono sulla scena come arbitri del gioco e non quali partners di questo o quel concorrente;

– installare i sistemi operativi Microsoft su computers della P.A. significa sottoporre consapevolmente il parco macchine di questa alla necessità di un oneroso aggiornamento continuo dell’hardware installato, quando la più esigente delle distribuzioni Linux si sposa tranquillamente con pc di vecchia generazione e spesso e volentieri permette di svolgere egregiamente gli stessi compiti.

Insomma, Windows rappresenta la scelta meno opportuna sotto molti punti di vista, eppure dilaga come un fiume in piena che non sembra possibile arrestare. Peccato che l’attenzione della P.A. per Linux e l’open source in genere sia così scarsa, perché dopo tutto dare fiducia al Pinguino significherebbe liberare non solo il software ma anche tutti noi dalla cattiva abitudine di “far lavorare” più la CPU di sistema che la nostra testa.

Federico Penco

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
22 set 2000
Link copiato negli appunti