Keylogging? Non è intercettazione

Keylogging? Non è intercettazione

Ha sconcertato qualcuno la decisione di un giudice americano secondo cui catturare i tasti premuti su un PC, per ottenere password, email ed altro, non è poi così grave
Ha sconcertato qualcuno la decisione di un giudice americano secondo cui catturare i tasti premuti su un PC, per ottenere password, email ed altro, non è poi così grave


Los Angeles (USA) – Desta sensazione la sentenza di primo grado con cui un giudice statunitense ha archiviato senza alcuna sanzione un caso legato ad attività di monitoraggio dell’uso di un computer attraverso software di keylogging.

Come noto questi programmi consentono di registrare quali tasti vengono premuti su una tastiera, il che permette di ricostruire quanto viene digitato, di catturare password, accedere ad email e documenti riservati e via dicendo. Un’operazione che secondo il giudice distrettuale Gary Feess non rappresenta una intercettazione.

Feess ha infatti rilevato che l’operazione di keylogging del caso in esame non comprendeva la trasmissione via internet di documenti né la intercettazione di email in circolazione sulla rete. Più semplicemente consentiva ad un utente che aveva accesso al computer “infettato” di accedere anche a materiali protetti. Questo, a suo dire, rappresenta una violazione della privacy, un illecito, ma non costituisce reato.

Il caso era quello di Larry Lee Ropp, lo scorso marzo accusato dai procuratori del Governo di aver installato un programma di rilevazione su un computer utilizzato dalla segreteria del vicepresidente di una società di assicurazione. A quanto pare l’uomo ha fornito, grazie a questo accesso, documenti riservati sulla gestione della società al Dipartimento delle Assicurazioni della California in un complesso caso che vedeva quest’ultimo sostenere una class-action contro la società di assicurazioni.

Alle accuse, Ropp ha risposto spiegando di aver fornito informazioni utili per il bene pubblico, sebbene il Dipartimento abbia chiarito di non aver mai richiesto a Ropp alcun documento, avendo intenzione di procurarsi quanto necessario con le normali procedure previste in un caso giudiziario.

L’accusa ha deciso di ricorrere in appello.

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Pubblicato il
30 nov 2004
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