Kim Jong Un, tutta un'altra propaganda

Kim Jong Un, tutta un'altra propaganda

La propaganda di Kim Jong Un è di una categoria differente: il video che ha fatto produrre in questi giorni è disponibile in versione integrale su YouTube.
Kim Jong Un, tutta un'altra propaganda
La propaganda di Kim Jong Un è di una categoria differente: il video che ha fatto produrre in questi giorni è disponibile in versione integrale su YouTube.

La guerra in Ucraina ha messo in luce forti differenze nell’esercizio della propaganda. Queste differenze sono state moltiplicate dall’impatto della comunicazione sui social media: mentre Volodymyr Zelensky cavalca l’onda con messaggi registrati dallo smartphone, Vladimir Putin si chiude a riccio dentro fotografie forzate di immensi scenari marmorei. La differenza simbolica è abnorme, descrivendo due mondi, due epoche e due posizioni antitetiche. E poi c’è Kim Jong Un: lui è una categoria a parte.

Stile Kim Jong Un

Mentre Putin cerca di consolidare la forza dello zar e l’immaginario imperialista di una Federazione Russa che sogna gli antichi fasti (pur segnando il passo in virtù di modi e tempi apparentemente sbagliati e le sentenze le si scriverà con il senno del poi), Zelensky si muove agile con nuovi mezzi e una grande capacità comunicativa sua e del suo staff (elemento, quest’ultimo, sottovalutato poiché operante all’ombra dell’incredibile storia del leader ucraino). Entrambi hanno però peculiarità chiare e coerenti con i rispettivi personaggi. Nelle stesse ore in cui i due leader mettono in campo le rispettive immagini, a qualche migliaio di km di distanza c’è un altro leader che invece lancia un missile intercontinentale, cerca di far ricadere l’attenzione su di sé e fa portare sui media nazionali un video come questo:

Non ci sogniamo minimamente di giudicare l’impatto che questo video con Kim Jong Un come protagonista possa avere sulla popolazione coreana, perché non abbiamo elementi sufficienti per poter affrontare una analisi di questo tipo. Con somma certezza, però, possiamo spingerci ad ipotizzare la sensazione che un video simile può scatenare in tutto l’Occidente: ironia e poco altro. Il taglio trash, le scene rallentate, il look, la fotografia, il montaggio: tutto è coerente con un film di basso rango degli anni ’80 e nulla è coerente con quello che vorrebbe essere un segnale di forza e di presenza scenica di uno Stato sovrano. La moltiplicazione dei cuori di approvazione su Twitter è il segnale evidente di come non sia certo la bontà assoluta di un video a decretarne il successo: in questo caso, anzi, sembra essere esattamente il contrario.

C’è anche il gran finale, ovviamente:

Ed infine c’è la versione integrale su YouTube, comprensiva del lancio del missile intercontinentale, poi caduto nella zona economica esclusiva del Giappone (a poco più di 150km dalla costa):

Un po’ Nicholas Cage e un po’ Top Gun, un po’ Squid Game e un po’ Istituto Luce, cercando viralità dentro un palinsesto di guerra sul quale c’è purtroppo ben poco da ridere. Qualunque sia l’impatto di questa propaganda, insomma, occorre valutarne le conseguenze senza superficialità, perché non si tratta comunque di genere fantasy: è un film bellico di bassa lega, ma con testate che partono davvero e atterrano da qualche parte. Gli effetti speciali non servono, né c’è alcuno che ne senta il bisogno.

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Pubblicato il
25 mar 2022
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