La chiamano assicurazione antihacker

La chiamano assicurazione antihacker

Ed è un business colossale, se si pensa che solo negli USA entro il 2005 le aziende spenderanno 2,5 miliardi di dollari per assicurarsi contro le incursioni sui propri sistemi
Ed è un business colossale, se si pensa che solo negli USA entro il 2005 le aziende spenderanno 2,5 miliardi di dollari per assicurarsi contro le incursioni sui propri sistemi


Roma – La voglia, il disìo, l’insopprimibile esigenza di sicurezza sta facendo mettere mano al portafogli delle aziende non solo per la necessità di infrastrutture telematiche e informatiche più sicure ma anche per garantire la copertura economica di possibili danni causati da cracker. Già, entro il 2005 si prevede che nei soli Stati Uniti le imprese spendano la bellezza di 2,5 miliardi di dollari per quelle che chiamano assicurazioni anti-hacker.

Il terrore delle grandi corporation, ma anche di imprese medie e persino piccole, è quello di essere improvvisamente assaltati da cracker (che lì chiamano ormai “hacker” e basta) capaci di causare danni colossali. Oppure di non riuscire a tenere fuori virus e worm o ancora, e peggio, di finire persino nel mirino di qualche terrorista telematico.

Dopo lunghi mesi di ansie da poca sicurezza, che negli USA hanno prodotto alcune delle più discutibili misure dell’amministrazione Bush in termini di diritti civili, anche le imprese optano per aggiungere denaro alle già ingenti spese in sicurezza.

E così secondo l’ Insurance Information Institute nel 2002 le aziende statunitensi hanno speso 100 milioni di dollari in assicurazioni antihacker e entro due anni spenderanno molto ma molto di più. E questo nonostante il fatto che molte delle polizze assicurative oggi offerte alle imprese escludano una lunga serie di possibili incidenti informatici.

Va detto che si ritiene che alcuni dei worm che più danni hanno causato in rete, come Code Red e i suoi predecessori ILoveYou o Melissa, siano costati alle imprese americane almeno 54 miliardi di dollari, calcolati in dati distrutti, tempi di recupero di computer e sistemi, interventi di manutenzione straordinaria.

Poco importa, a quanto pare, che la stragrande maggioranza dei danni informatici siano causati dall’ignoranza del mezzo da parte di dipendenti e impiegati, spesso ancora troppo inclini ad aprire email o scaricare cosone e cosine dalla rete senza porsi troppe domande…

Sul tema sicurezza vedi anche La dimenticata Professione Security

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Pubblicato il
18 feb 2003
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