La gelatina inganna gli scanner biometrici

La gelatina inganna gli scanner biometrici

Lo afferma un ricercatore nipponico, che usa il gel per mandare in tilt i lettori di impronte digitali, ormai un cult nei prodotti di sicurezza hi-tech
Lo afferma un ricercatore nipponico, che usa il gel per mandare in tilt i lettori di impronte digitali, ormai un cult nei prodotti di sicurezza hi-tech


Tokyo (Giappone) – I sistemi di riconoscimento biometrico, ed in particolare quelli pensati per il riconoscimento delle impronte digitali, possono essere superati con semplicità. Ad affermare quella che appare ben più di una semplice curiosità è Tsutomu Matsumoto, professore associato all’università giapponese Yokohama National.

La notizia ha suscitato un certo scalpore in quanto i sistemi di riconoscimento delle impronte digitali sono da tempo considerati uno degli strumenti di identificazione più sicuri e soprattutto più diffusi grazie al relativamente basso costo degli strumenti di lettura. Matsumoto ha però presentato pubblicamente delle ricerche secondo cui non solo è facile aggirare questi sistemi di autenticazione, ma anche che per farlo sono sufficienti pochi dollari e una briciola d’astuzia.

Il professor Matsumoto ha dimostrato di essere in grado di sfruttare del semplice gel per ingannare almeno 11 diversi sistemi per il riconoscimento delle impronte digitali. L’esperimento è stato condotto realizzando una forma del proprio dito in plastica, utile per la realizzazione di un finto dito, inserendo nella forma la gelatina. Già con questa facile tecnica quattro volte su cinque il sistema biometrico ha permesso l’accesso alla gelatina.

Con una tecnica un po’ più sofisticata Matsumoto ha dimostrato che è possibile prelevare le impronte digitali anche da un bicchiere, elaborarle con un computer e trasferirle sulla gelatina, ottenendo ancora quattro volte su cinque l’accesso dai sistemi biometrici di riconoscimento delle impronte digitali. Una dimostrazione che avvicina alla realtà i contenuti di infiniti film e racconti di spionaggio.

Stando alla ricerca pubblicata da Tsutomu Matsumoto (disponibile qui in formato.pdf) si rende necessaria la massima prudenza nell’affidarsi ai sistemi di rilevamento biometrico, perlomeno quelli dedicati alle impronte digitali.

Va detto che su tutto l’ambiente della biometria, al centro delle attenzioni dopo l’11 settembre e l’ondata di security che ha investito mezzo mondo, aleggiano le infinite critiche di chi sperimenta i sistemi. Tra queste anche quelle della ACLU, l’associazione per i diritti civili, che accusa duramente i sistemi di riconoscimento facciale.

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Pubblicato il
20 mag 2002
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