La ragazza che vessa la RIAA pagherà

La ragazza che vessa la RIAA pagherà

Non avrà la possibilità di mettere alla prova la strategia difensiva con cui si chiede all'accusa di provare che sia avvenuta l'effettiva disseminazione dei file contenuti in una cartella condivisa
Non avrà la possibilità di mettere alla prova la strategia difensiva con cui si chiede all'accusa di provare che sia avvenuta l'effettiva disseminazione dei file contenuti in una cartella condivisa

Non verrà concessa la possibilità di un ulteriore confronto in tribunale alla giovane colpevole di detenere nella cartella condivisa di Kazaa 37 brani scaricati illegalmente. Pagherà 7400 dollari all’industria della musica, 200 dollari per ogni brano scaricato e condiviso.

A Whitney Harper era stata concessa l’attenunate dell’ inconsapevolezza : non aveva idea del fatto che i brani musicali che circolano fra gli utenti delle reti P2P vengano scambiati senza l’autorizzazione dei detentori dei diritti, non aveva idea del fatto che la cartella condivisa di Kazaa la potesse rendere colpevole di violazioni. Per questo motivo il tribunale aveva negato all’accusa la possibilità di pretendere dalla giovane un risarcimento milionario.

Viste le esitazioni di RIAA nell’accettare la sentenza del giudice e una compensazione incapace di agire da deterrente, il legale di Harper aveva pensato di accodarsi all’industria della musica per chiedere al tribunale di ridiscutere il caso: meditava di cavalcare alcuni precedenti e di sostenere una linea difensiva che decostruisse l’equivalenza tra l’atto di mettere a disposizione dei file e quello di distribuirli e che costringesse RIAA a provare l’avvenuta diffusione dei file ad opera della giovane. Il caso di Jammie Thomas verrà ridiscusso perché l’accusa non ha saputo provare che sia avvenuta l’effettiva disseminazione dei file che la donna ospitava nella cartella condivisa del suo client P2P, la stessa linea difensiva aveva offerto un appiglio ad un’altra famiglia statunitense accusata di aver distribuito dei brani senza il permesso degli autori.

L’industria della musica si era però cautelata contro il capitombolo giudiziario: nonostante avesse in precedenza premuto per un nuovo processo, aveva promesso di accettare l’esiguo risarcimento di una ragazza. La RIAA aveva ritenuto “vessatori” i continui tentativi di sollevare la questione della differenza tra condivisione e distribuzione. Il tribunale ha battuto la strada riaperta dall’accusa e ha stabilito che Harper dovrà pagare. L’appuntamento per mettere alla prova l’artificiosa analogia è rimandato a data da destinarsi. ( G.B. )

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Pubblicato il 29 ott 2008
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