La sicurezza è condivisione

La sicurezza è condivisione

VirusTotal chiede ai produttori di software di collaborare al suo nuovo progetto di whitelist "universale", mentre Facebook presenta una sorta di social network per professionisti della sicurezza. Ma proprio Facebook si buca facile
VirusTotal chiede ai produttori di software di collaborare al suo nuovo progetto di whitelist "universale", mentre Facebook presenta una sorta di social network per professionisti della sicurezza. Ma proprio Facebook si buca facile

Cambio di strategia per VirusTotal , società sin qui nota per la fornitura di un servizio di riconoscimento virale basato su blacklist e che ora dice di voler aggiungere una whitelist alle sue capacità. L’obiettivo questa volta è di eliminare la piaga dei falsi positivi dai file controllati dagli utenti tramite il servizio.

VirusTotal presenta la sua whitelist lamentadosi dei riconoscimenti fallati del moderno software antivirale, sempre più basato su misure “proattive” (firme virali generiche, tecnologia euristica e altro ancora) e quindi più facilmente portato a identificare come malware un software invece legittimo.

La società (ora di proprietà di Google) intende quindi chiedere la collaborazione delle grandi aziende del software per far crescere la propria whitelist: Microsoft, una delle principali protagoniste del settore, è già a bordo e ha contribuito con 6.000 file al nuovo database.

Anche Facebook pensa alla sicurezza come iniziativa di condivisione tra professionisti, uno scenario per cui il colosso di rete ha costruito un social network tutto nuovo: ThreatExchange permetterà alle aziende interessate di scambiarsi le informazioni sulle minacce informatiche favorendo la circolazione delle idee e incrementando le possibilità di reazione. Colossi come Yahoo!, Twitter e Dropbox hanno già annunciato il loro supporto.

Facebook pensa al social network della sicurezza, ma per la sicurezza dell’omonimo social network si registra un pericolo scampato : un ricercatore aveva identificato un bug potenzialmente sfruttabile per eliminare interi album fotografici degli utenti, una falla che ha fruttato 12.500 dollari al suo scopritore, chiusa in appena due ore.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
16 feb 2015
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