Le vibrazioni fantasma

Le vibrazioni fantasma

Sentir vibrare le tasche e credere che ci sia il cellulare: riflessi condizionati, turbe psicologiche o cosa?
Sentir vibrare le tasche e credere che ci sia il cellulare: riflessi condizionati, turbe psicologiche o cosa?

Roma – Una curiosa manifestazione psicofisica, difficile da definire, sta riemergendo dagli Stati Uniti e, a seguire, anche altrove. Secondo quanto riferiscono diverse persone, la sensazione è quella di sentir vibrare la propria tasca , come se all’interno vi fosse il cellulare o il PDA che sta suonando con il vibracall attivato, per poi scoprire che la tasca in questione è sconsolatamente vuota e il cellulare è sul tavolo, nella ventiquattr’ore, dovunque tranne che in tasca.

Il fenomeno ha cominciato ad avere un certo rilievo: ne parla Associated Press in questo articolo , scritto con toni ironici e sdrammatizzanti. Una veloce ricerca evidenzia come, nella miriade di blog personali e di siti minori, il fenomeno sia tutt’altro che sottaciuto.

Qualche mese fa se ne è occupato anche USA Today , intitolando scherzosamente l’articolo Buone vibrazioni? Cattive? Nessuna? . Superato l’effetto “invito alla lettura” provocato dal titolo, il quotidiano cerca di dare delle risposte esaurienti e affidabili. “Psicologicamente, la chiave per capire le vibrazioni fantasma è la cosiddetta ricerca guidata dall’ipotesi , una teoria che descrive il monitoraggio selettivo delle sensazioni fisiche”, dice Jeffrey Janata, direttore del reparto di Medicina Comportamentale presso gli University Hospitals di Cleveland (Ohio, USA). Questa indica che quando gli utilizzatori di cellulari sono avvezzi alle vibrazioni, possono evidenziare falsi allarmi. “In pratica con tale schema ci si attiva per essere attenti a qualsiasi sensazione che identifichi un cellulare che vibra”, continua Janata, “e ciò porta a sopravvalutare sensazioni che nulla hanno a che vedere con una vibrazione e ad attribuire loro l’idea che sia in arrivo una chiamata”.

Continua USA Today citando Alejandro Lleras, un professore specializzato proprio sullo studio di sensazioni e percezioni dell’Università dell’Illinois (USA). Il cattedratico aggiunge che l’imparare a rilevare squilli e vibrazioni fa parte di un processo di apprendimento di percezioni. “Quando impariamo a rispondere al cellulare, in realtà impostiamo una serie di filtri percettivi , tali da consentirci di individuare il segnale in qualsiasi condizione, anche in presenza di forti rumori”, dice il professore.
“Non appena tale filtro viene creato, esso non è perfetto e possono presentarsi falsi allarmi . Per esempio, il rumore casuale puo’ essere interpretato come un segnale autentico, quando invece non lo è “.

Un’altra spiegazione di Janata chiarisce che quando il cervello degli utilizzatori abituali di cellulari si abitua alle sensazioni che ne derivano, come ad esempio il percepire le vibrazioni, il cervello in qualche modo diventa indissolubilmente collegato con tali sensazioni . “Le connessioni neuronali usate per formare il riscontro alla sensazione della vibrazione sono facili da attivare “, dice Janata. “Sono molto consolidate in quanto simili ad altre già presenti negli schemi mentali. Diventano un’abitudine del cervello “.

Il quotidiano ha voluto sentire anche il parere di qualcuno che si trovi dalla parte commerciale, cioè gli operatori di telefonia cellulare.

Una prima portavoce ha riferito che non le risultano lamentele sul fenomeno; secondo Mark Siegel di AT&T (tra i maggiori operatori di telefonia mobile negli Stati Uniti), “forse accade solo nella mente dell’utente”. Invece Rob Whitehouse, communications vice president degli University Hospitals, insiste riferendo che le vibrazioni fantasma, che egli stesso avverte tutti i giorni, sono semplicemente la prova di quanto sia importante essere costantemente in comunicazione . “È un’espressione psicologica del mio bisogno di essere sempre connesso. È come quando fu inventata la posta elettronica: controllavamo le nostre caselle in continuazione, perché ricevere un nuovo messaggio era davvero eccitante”, ha concluso.

Se si utilizzano i motori di ricerca in inglese non mancano, in rete, molte altre indicazioni sul fenomeno. Molto meno è stato discusso in Italia: oltre a pochissimi altri, fa eccezione il Blog Psicocafe , che con diligenza e tecnicismo ha prima rilevato il fenomeno in questo post e ne ha poi discusso ancora una volta in questo successivo , riferendo circa i neologismi anglosassoni coniati per l’occasione: ringxiety (da ring + anxiety ) e vibranxiety (da vibration + anxiety ). Chi legge è libero di indovinare cosa accomuna i due neologismi: una volta indovinato, probabilmente saprà da cosa debba guardarsi.

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Pubblicato il
12 ott 2007
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