L'industria del gaming è la nuova Hollywood

L'industria del gaming è la nuova Hollywood

All'E3 Media & Business Summit di Santa Monica il punto sull'industria più in salute del settore intrattenimento: è il momento di abbandonare ogni ingiustificato stereotipo, qui si fanno soldi. A palate
All'E3 Media & Business Summit di Santa Monica il punto sull'industria più in salute del settore intrattenimento: è il momento di abbandonare ogni ingiustificato stereotipo, qui si fanno soldi. A palate

Santa Monica – Qualcosa è cambiato. L’industria dei videogaming, che è protagonista indiscussa proprio in queste ore all’ E3 Media & Business Summit , ha cambiato voce ed è maturata. Lo ha ribadito a Reuters Mike Gallagher, nuovo gran capo della Entertainment Software Association ( ESA ), e lo confermano i 7,4 miliardi di dollari fatturati l’anno scorso solo negli Stati Uniti.

Basta quindi con i lustrini, le pin-up e la musica a palla. L’E3 di quest’anno si è liberato dello show e si concentrerà esclusivamente sul business. “Si tratta di migliorare la qualità dei rapporti fra i protagonisti del settore”, ha sottolineato Gallagher. Non a caso sono state invitate solo il 30% delle più importanti aziende hardware e software del segmento. Esclusi quindi i fan-boy, l’esercito di blogger e i curiosi. “Si era allontanato da ciò che è realmente importante, i contenuti”, ha dichiarato Dorothy Ferguson, vice presidente sales and marketing di NCSoft. “Alla fine ci si sentiva come una pallina in un flipper. Era un caos, e molto difficile persino capire qualcosa durante le conversazioni”.

Insomma, dai 60 mila partecipanti della scorsa edizione si passerà a poco più di 3 mila addetti ai lavori. Una grande occasione per far germogliare affari e comunicare al mondo che gli stereotipi affibbiati ai gamer e al game-biz sono completamente sballati. Negli Stati Uniti l’industria dell’intrattenimento videoludico fattura più di Hollywood , eppure è ancora trattata come una Cenerentola.

Secondo Gallagher è arrivato il momento di sfatare i falsi miti che circondano l’ambiente, e stimolare la coesione nella base. Le nuove sfide, infatti, non riguardano solo il mercato ma anche i rapporti con i media e i legislatori. Le campagne anti-videogioco, per l’Entertainment Software Association, devono diventare storia passata. La lobby dei radioamatori è un ottimo esempio: hanno difeso fino alla fine il diritto di utilizzare liberamente una parte delle frequenze pubbliche, e hanno vinto. “Sono appassionati, sono ascoltati e accontentati. Se c’è un gruppo a cui ispirarsi e dire si può fare , è certamente quello della comunità dei radio-amatori”, ha spiegato Gallagher.

“Voglio fare tutto il possibile per creare un ambiente che favorisca la crescita del settore, dove i legislatori sostengano i videogiochi e ciò che producono, invece di seguire falsi stereotipi”. Gallagher ha certamente dalla sua i numeri. Secondo ESA , infatti, il 60% delle famiglie statunitensi usa videogiochi, l’età media dei gamer è di 30 anni, mentre l’acquirente medio è prossimo ai 40 anni.

Insomma, le energie per svincolarsi dalle facili accuse hanno solo bisogno di essere convogliate verso la giusta direzione. I veri nemici dell’ESA sono le normative che vogliono censurare i giochi violenti, la pirateria, l’ignoranza e la superficialità di una buona parte dei media tradizionali. “Dobbiamo assicurarci che il contenuto dei videogiochi sia considerato come i libri, le riviste, i film ed altri tipi di media e non discriminato per falsi stereotipi o abusi legislativi”, ha concluso Gallagher.

Dario d’Elia

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Pubblicato il
12 lug 2007
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