Ma lasciateli stare

Ma lasciateli stare

Provocazioni: Microsoft ha contribuito a diffondere il personal computing sul pianeta. Windows ha generato un mercato ricchissimo per migliaia di imprese e ricchezza per innumerevoli folle
Provocazioni: Microsoft ha contribuito a diffondere il personal computing sul pianeta. Windows ha generato un mercato ricchissimo per migliaia di imprese e ricchezza per innumerevoli folle


Roma – Ma siamo sicuri che Microsoft meriti tutto questo? Siamo certi che accusare Microsoft di aver voluto estromettere Netscape dal mercato dei browser non sia un modo per tagliare le gambe all’azienda senza tenere conto della realtà? Siamo disposti a vedere Windows soltanto come un asso pigliatutto?

Se c’è un modo infallibile per essere sotterrati dalla posta elettronica nelle prossime ore è affermare in questa sede che Microsoft, dopotutto, non è da condannare. Eresie di fine millennio, perché l’azienda non è soltanto la maggiore softwarehouse, è anche la softwarehouse più odiata. I suoi prodotti di qualità ics, il suo Windows che macina a colpi di marketing miliardario sistemi operativi concorrenti, come quelli di Apple e Ibm , che si son fatti triturare e che cercano di risorgere, quel sorrisetto furbo di un Gates ormai indigeribile: tutto adesso gioca contro Microsoft, al punto che mi pare inevitabile spezzare qualche lancia a suo favore. In queste ore di paginoni perlopiù scontati sui giornali on e off line parlarne ulteriormente male risulterebbe noioso e ridondante.

Prima di tutto c’è da chiedersi per quale ragione l’inserimento di Explorer dentro Windows sia stato vissuto, percepito e discusso come una violazione delle leggi di mercato. Jackson, il giudice del momento, sostiene che Microsoft ha voluto schiacciare Netscape, in due modi: perché chi compra Windows trova Explorer e perché Microsoft avrebbe “ordinato” a certi produttori di computer di installare Windows ed Explorer ma non Netscape. Pena la cessazione della fornitura di Windows, sistema operativo “insostituibile”, sempre secondo la definizione data da Jackson.

Ma è proprio così? E se Microsoft invece con l’inserimento di Explorer in Windows avesse davvero fatto quanto ha dichiarato, ovvero avesse innovato avvicinando il suo sistema operativo ad internet, accrescendone le funzionalità come peraltro ha sempre fatto? Perché l’antitrust non ha detto nulla quando in Windows apparirono di default software di scrittura o di disegno? Era forse meno diffuso? E le funzionalità di “accesso remoto”? Chi definisce il confine tra sistema operativo e applicazione, quando questa e ciò con cui si opera appaiono inesorabilmente come sinonimi? Si può sperare che almeno questo emerga alla conclusione del processo.

Non solo, Jackson ha convalidato la tesi secondo cui Windows tiene il browser concorrente fuori dalla porta, rendendo difficile e conflittuale la sua installazione all’interno del sistema operativo. Ma come la mettiamo con i tanti, me compreso, che sul proprio “Winzozz”, come piace chiamarlo a molti, hanno installato sia l’uno che l’altro browser senza conflitti di sorta? Questa accusa regge la prova dei fatti? O forse dovrei poter scegliere di eliminare Explorer e tenermi Netscape? E perché Microsoft dovrebbe consentirmelo? Se compro Windows invece di Linux non so forse a cosa vado incontro?

E poi, fuori dai denti, per quale ragione Microsoft non dovrebbe poter gestire il suo software, Windows, come ritiene? Per quale ragione dovrebbe dare Windows ad un costruttore che privilegia un concorrente? Sì lo so, suonano come eresie anche se sussurrate piano piano. Ma sono domande che portano alla più grande di tutte, quella che porterà Microsoft alla Corte Suprema: si deve ritenere che le leggi del libero mercato finiscano laddove giunga un successo tale da non poter più essere controllato?

Cos’altro ci dice Bill Devil, peraltro, quando afferma: “siamo consapevoli che Microsoft ha la responsabilità di avere un ruolo guida nei confronti dei consumatori e dell’industria. Questa responsabilità porta con sé il dovere di proteggere il principio che ha reso gli Stati Uniti un leader nella tecnologia: la libertà di innovare a favore dei consumatori”?

C’è anche un altro modo di vedere Windows e la sua storia, il vero imputato di questo processo. Perché se Windows è nato e si è affermato lo si deve ad Ibm che ha promosso Gates quando questi passava il suo tempo in un garage litigando col padre. Perché se Windows ha vinto nei sistemi operativi lo si deve ad Apple, che disponeva di un vantaggio enorme, perché da tempo produceva computer e software, vantaggio che ha però disperso. Windows può essere accusato di essere un prodotto mediocre ma se si è affermato lo si deve anche al sostegno di politiche di mercato fin dall’inizio molto più dinamiche di qualsiasi suo concorrente.

E se mi allontano per un attimo dal processo e salgo in quota, posizionandomi non più in alto dei satelliti geostazionari di Iridium, vedo ampie macchie di mondo coperte da computer a basso prezzo. Che non sono quelli di marca, che non sono né Apple né Ibm, che montano tutti Windows. O devo ignorare il fatto che ormai Windows è uno standard? No, non lo ignoro e non lo ignorano neppure i businessman di Silicon Valley, i tanti che in queste ore si sfregano le mani nella speranza di poter presto mettere le mani sul codice sorgente del più odiato e diffuso sistema operativo del pianeta. Windows open source è infatti una delle conclusioni del processo ipotizzate da alcuni analisti. Ed è difficile rimangiarsi un “magari”.

Un altro modo ancora di affrontare la vicenda è internet. Sì, perché proprio la rete sta da tempo portando in superficie tutta la debolezza di Microsoft, che fin dall’inizio ha faticato a comprendere il nuovo ambiente. I concorrenti dell’azienda, dai più piccoli ai più grandi, hanno affilato le armi proprio grazie ad internet e colpiscono Microsoft su più fronti di continuo. Basti pensare a Sun Microsystems e alla sua mossa geniale, quella di comprare StarDivision e di offrire online gratuitamente l’ottimo StarOffice , concorrente temibilissimo per Office, la suite di applicazioni da ufficio che da anni rappresenta una delle maggiori fonti di reddito per Microsoft.

Proprio nei mesi del processo, per concludere, America Online ha comprato Netscape affermandosi come colossissimo in rete, Apple ha lanciato MacOS 9, Linux ha guadagnato importanti share di mercato business e si avvia verso quello consumer, WindowsCE ha iniziato a cedere a PalmOS nei device leggeri e il sito di Microsoft, nonostante tutti gli sforzi, rimane soltanto uno dei top ten della rete. Vuol dire qualcosa tutto ciò?

Robinson

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Pubblicato il
8 nov 1999
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