Web – Pochi giorni fa Apple Computer ha anticipato pubblicamente che, a causa di un rallentamento nelle vendite, nel suo quarto trimestre fiscale avrebbe conseguito fatturato e profitto leggermente inferiori alle previsioni degli analisti, come è effettivamente avvenuto.
In realtà il fatturato è superiore del 40% rispetto all’analogo trimestre del 1999 e comunque l’azienda ha conseguito un profitto, anch’esso largamente superiore a quello di un anno fa. Si è creato un appesantimento dell’inventario ma Apple ha già – correttamente e coraggiosamente – annunciato che intende regolarizzare la situazione entro il trimestre natalizio, sacrificando i risultati di quest’ultimo pur di ritornare non solo profittevole, ma anche efficiente.
Infine, Apple ha in tasca quattro miliardi di dollari (oltre ottomila miliardi di lire) di denaro liquido. E ‘ una somma enorme; se anche l’azienda si mettesse da qui in avanti a perdere 250 milioni di dollari ogni trimestre, tutti i trimestri, potrebbe stare in piedi tranquillamente fino al 2005.
In un mondo normale, le persone normali avrebbero analizzato la situazione vedendo i perché delle mancate vendite, valutando i tempi di recupero di Apple. Invece, nel mondo informatico, giornalisti e sedicenti specialisti hanno alzato un polverone pazzesco, ipotizzando scenari apocalittici, fallimenti prossimi, fuga in massa dalla piattaforma e chi più ne ha più ne scriva.
Cari amici incompetenti e faziosi, abilmente nascosti tra tanti lettori di Punto: non accadrà. Sapete perché? Perché avete scritto queste cose un sacco di volte, un sacco di anni, e puntualmente le vostre previsioni sono finite nel cestino (per ingentilire l’espressione). Leggete che cosa scrive Luca Accomazzi (lui sì che è un esperto, non come voi):
“Una gran quantità di analisti, che non capisce Apple e non l’ha mai capita, e che si chiede perché mai non smettano di fare questi calcolatori “anomali” e passino ai PC, ha cominciato a scrivere, molto e male, di Apple. (…) Fesserie? Fesserie. Però di fronte ad attacchi di questo calibro molti consumatori si spaventano. (…) Di conseguenza, Apple perde soldi invece di guadagnarne. E gli articoli negativi riprendono con foga (…)”.
Questo estratto appartiene a un articolo del 1997. Apple non è fallita neanche quella volta lì. E neppure nel 1994. Ma nemmeno nel 1985. Eccetera eccetera.
Non è questione di preveggenza, ma di buon senso, perché Apple è un’azienda che vende più di trecentomila computer al mese e, quando va proprio male, fattura sei-sette miliardi di dollari l’anno. Sei o sette miliardi di dollari sono una nostra Finanziaria, prodotta non da sessanta milioni di italiani ma da circa diecimila impiegati.
Per farla breve, una società che fattura una Finanziaria e più ogni anno con diecimila impiegati può passare un sacco di guai, ma prima che fallisca ci vuole un bel po ‘ di jella. E gli “esperti” sono talmente incompetenti che non riescono neanche a portare male.
Ecco quindi un ottimo criterio per capire il vero stato di salute di Apple: se e quando la stampa ne parla male, non c’è da preoccuparsi.