Mercato, tutti i numeri di Apple

Mercato, tutti i numeri di Apple

di D. Galimberti - Un'analisi dei risultati del primo trimestre fiscale 2008 di Apple per comprendere l'attuale situazione economica della Mela e le possibili rotte, strategiche e commerciali, del prossimo futuro
di D. Galimberti - Un'analisi dei risultati del primo trimestre fiscale 2008 di Apple per comprendere l'attuale situazione economica della Mela e le possibili rotte, strategiche e commerciali, del prossimo futuro

Lo scorso martedì Apple ha reso noti i risultati finanziari del primo trimestre dell’anno fiscale 2008 conclusosi il 29 dicembre 2007. Com’è prassi da qualche anno a questa parte, si è trattato nuovamente di un trimestre da record, il miglior fatturato e utile trimestrali della storia di Apple. Spesso ho accennato ai numeri da record fatti segnare dalla casa della mela senza scendere troppo nei particolari, ma stavolta voglio addentrarmi maggiormente nelle statistiche per far capire meglio com’è cambiato il mercato.

Cominciamo subito col dire che il settore computer ha totalizzato un fatturato di 3,5 miliardi di dollari, mentre l’iPod da solo ne ha totalizzati quasi 4, che diventano più di 5 aggiungendo l’iPhone e le vendite dell’iTunes Store. Periferiche e software fanno il resto consentendo ad Apple di arrivare alla somma di 9,6 miliardi di dollari, il 55% in più rispetto al trimestre precedente, e il 35% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questi dati la dicono lunga sulle performances che sta realizzando Apple, soprattutto se i dati vengono confrontati con quelli della concorrenza, che difficilmente (quando guadagna) registra aumenti superiori al 10%.

Percentualmente parlando, facendo un paragone con il 2007, il comparto che ha avuto la maggiore crescita è stato quello del software, che grazie all’uscita di Leopard ha fatto segnare l’81% in più, anche se rappresenta “solo” 628 milioni di dollari su un totale che è 15 volte tanto. A differenza di quello che è accaduto con Windows Vista, gli utenti Apple hanno avuto maggiore fiducia nel nuovo sistema operativo, nonostante alcune incompatibilità iniziali e alcuni problemi che attendono ancora soluzione. Si vocifera che il 10.5.2 sarà molto “corposo” e sia ormai prossimo al rilascio; tra le novità comprese nell’aggiornamento dovrebbe esserci la condivisione dell’unità ottica (introdotta con il MacBook Air), la possibilità (finalmente) di utilizzare Time Machine su un disco di rete che non sia quello di Time Capsule, la possibilità di configurare gli Stack del dock e di eliminare la trasparenza della barra menù (gradita da pochi), e molto altro ancora.

Per quanto riguarda l’ultimo arrivato, l’iPhone, non ci sono dati relativi al primo trimestre dello scorso anno, ma facendo un paragone limitato al periodo precedente, si segnala una crescita superiore al 100%; i meriti sono da ricercare in parte nell’ampliamento del mercato verso i paesi europei (per ora solo Regno Unito, Germania e Francia), ma ancor di più nelle vendite del periodo natalizio: infatti anche per quanto riguarda l’iPod, il confronto col trimestre precedente fa segnare un aumento di unità vendute del 117%, mentre analizzando lo stesso periodo dell’anno scorso notiamo che l’aumento è più modesto ed è pari al 5%. Da segnalare che, nonostante il successo, l’iPhone rappresenta al momento una parte di fatturato ancora modesta: 241 milioni di dollari sono il 2,5% del fatturato totale, mentre l’iPod copre da solo più del 40%, e raggiunge il 50% se gli abbiniamo le vendite dell’iTunes Store.

Quest’ultimo dato la dice lunga su come siano cambiate le dinamiche commerciali di Apple (che, ricordiamo, dallo scorso anno non si chiama più “Apple Computer”), e non deve quindi sorprendere se molto interesse viene dedicato a quei settori che una volta erano secondari o non esistevano per niente. Anzi, con l’affitto di film, il rinnovamento di Apple TV, e il successo dei dispositivi touch, è lecito aspettarci che nel prossimo futuro la bilancia del fatturato pesi sempre di più sul settore iPod/iTunes Store, tanto che da più parti è stata auspicata una sorta di “divisione” di Apple in due società distinte. Quest’ultima (a mio avviso) è una possibilità ancora remota, visto che uno dei punti di forza di Apple è proprio il legame a doppio filo tra tutti i suoi prodotti, legame che in questa eventualità potrebbe allentarsi.

Entrando nel dettaglio delle vendite di computer, nei dati finanziari troviamo risultati altrettanto buoni, anche se con diverse sfumature. Prima di tutto i totali: Apple ha venduto 2 milioni e 319 mila computer Macintosh, segnando un incremento del 7% rispetto al trimestre precedente e di ben 44 punti percentuali rispetto allo scorso anno. Questo significa che le vendite di Mac sono in un aumento costante e generalizzato, slegato da eventi specifici come le festività natalizie, e slegato anche dalle attese per il passaggio ad Intel, che ormai è stato completamente assorbito.

Di tutti i nuovi Mac in circolazione, la maggioranza sono portatili (per la precisione il 58%), ma c’è da segnalare che i desktop sono quelli che hanno avuto il maggiore incremento di vendite. Rispetto allo scorso anno le vendite dei desktop sono aumentate del 53%, contro il 38% dei notebook; il confronto è ancora più a favore dei desktop se si guardano gli incrementi rispetto al trimestre precedente: nessuna crescita per i notebook, mentre i desktop fanno segnare un +20%. Quest’ultimo dato può essere giustificato dall’attesa per il rinnovamento dei portatili: l’expo ha visto il lancio del Macbook Air e a breve ci si aspetta un upgrade anche dei MacBook Pro, il cui ultimo aggiornamento risale a 8 mesi fa (in ritardo di 2 mesi rispetto alla media).

Inutile dire che le attese sono tutte rivolte verso l’adozione di Penryn, nuove schede video, e magari qualcosa ereditato dal nuovo MacBook Air, come la possibilità di avere in opzione un disco SSD, una nuova tastiera (anche se l’attuale è già ottima, se non migliore), e magari un nuovo design, visto che quello dei portatili professionali è pressoché immutato da diversi anni. Per quanto riguarda le nuove gestures introdotte sul pad multitouch del MacBook Air, è invece probabile che possano arrivare sugli altri portatili grazie ad un semplice aggiornamento software (magari incluso nel 10.5.2).

L’ultimo dato che vale la pena di analizzare, è quello relativo alle vendite di CPU nei diversi mercati. Europa e Giappone segnano dei forti incrementi, sia rispetto al trimestre precedente, sia rispetto allo scorso anno (si parla di incrementi compresi tra il 26 e il 44%). Il mercato americano invece, seppur in crescita del 35% rispetto ad un anno fa, fa segnare un calo di unità vendute (-13%) nei confronti dell’ultimo quarto fiscale del 2007, e questo potrebbe spiegare almeno in parte la sfiducia della borsa, che nel momento in cui sto scrivendo sta condannando il titolo AAPL ad un -13%, un ribasso molto consistente che unito ai cali dei giorni precedenti, ne riportano il valore alle quotazioni dello scorso settembre.

Sarà ingiustificato questo calo, o è la crescita del trimestre precedente ad essere stata anomala (magari frutto di qualche speculazione)? La cosa curiosa è che, nonostante il calo di unità vendute, il fatturato del mercato americano è comunque in crescita del 47%, e anche sugli altri mercati si registra un incremento di fatturato molto maggiore rispetto alle unità vendute, come se gli acquirenti del periodo natalizio si fossero rivolti ai prodotti più costosi (di fascia più alta o maggiormente accessoriati). A fronte di un aumento del 7% nella vendita di CPU, il fatturato è infatti cresciuto del 55%, mentre il confronto con lo stesso periodo dello scorso anno riporta a dati più realistici per valutare il reale andamento delle vendite, con un +44% nelle unità e un +35% nel fatturato.

Cosa ci riserverà il futuro? Jobs ha detto di aspettarci grandi cose per il 2008, e le possibilità per fare bene ci sono (Apple TV e affitto film, iPhone 3G, nuovi portatili, nuovi display ecc.), ma la borsa al momento non sta premiando né le novità dell’expo né gli risultati fiscali appena annunciati. Forse è il momento buono per acquistare azioni, visto che sono a valori minimi, forse il ribasso è il segno che le prospettive di crescita (nonostante i trimestre da record) erano sovrastimate e si stanno ridimensionando: se lo sapessi con certezza, farei certamente un altro mestiere.

Domenico Galimberti
(Per contattare l’autore scrivere alla redazione )

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Pubblicato il 24 gen 2008
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