Meta: via libera alla disinformazione, l'allarme delle ONG

Meta: via libera alla disinformazione, l'allarme delle ONG

Meta cambia le politiche di moderazione dei contenuti. Secondo l'ONG CCDH, senza fact-checking i social saranno invasi da fake news.
Meta: via libera alla disinformazione, l'allarme delle ONG
Meta cambia le politiche di moderazione dei contenuti. Secondo l'ONG CCDH, senza fact-checking i social saranno invasi da fake news.

Meta ha deciso di stravolgere le sue regole di moderazione. Una scelta che sta facendo tremare le organizzazioni impegnate nella lotta contro le fake news online. Secondo un rapporto del Center for Countering Digital Hate (CCDH), questi cambiamenti rischiano di inondare Facebook e Instagram di contenuti fuorvianti e pericolosi.

Meta: senza fact checking a rischio la qualità dell’informazione

Il 7 gennaio scorso, Mark Zuckerberg ha annunciato una svolta epocale: basta con il programma di fact checking e i sistemi di rilevamento dei discorsi d’odio. Al loro posto, arrivano le valutazioni affidate agli utenti. Una mossa che, stando all’analisi del CCDH, potrebbe ridurre le attuali azioni di moderazione del 97%. In pratica, un “liberi tutti” per i contenuti tossici, visto che i team specializzati nel contrasto alla disinformazione vengono sostituiti dal giudizio della massa.

Lo studio dell’ONG sottolinea poi la semplificazione delle norme, in particolare su argomenti delicati come immigrazione e identità di genere. Meta giustifica il dietrofront con un cambio di rotta culturale, mettendo la libertà di espressione al primo posto. Ma questo approccio solleva più di un dubbio. “Meta deve spiegare ai suoi utenti perché abbandona una strategia che presentava come efficace contro la disinformazione e la polarizzazione“, ha tuonato Imran Ahmed, direttore del CCDH.

Il parallelo con X di Elon Musk

La decisione di Meta di eliminare il fact-checking e delegare la moderazione agli utenti non è un caso isolato. È oramai una tendenza in atto nel mondo dei social media. Prima di Meta, X ha fatto lo stesso. Con le Community Notes, infatti, ha affidato agli utenti il compito di segnalare post ingannevoli. Un trend verso la decentralizzazione della moderazione che preoccupa non pochi esperti.

Le note degli utenti non bastano

Per Imran Ahmed, se le valutazioni della community sono “un’aggiunta gradita“, non possono in alcun modo sostituire un lavoro professionale di moderazione. A suo avviso, un simile approccio non sarà mai all’altezza di team dedicati e sistemi automatizzati per scovare i contenuti dannosi.

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Pubblicato il
26 feb 2025
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