Il secondo processo inizierà il 22 settembre. Il Dipartimento di Giustizia ha presentato l’elenco dei rimedi (PDF) che dovrebbero essere imposti a Google per ripristinare la concorrenza nel mercato dell’advertising online. Come previsto è stata chiesta la vendita di Ad Exchange (AdX) e DoubleClick for Publishers (DFP).
Smantellamento dell’impero ad di Google
Al termine del processo di primo grado, la giudice Leonie Brinkema ha stabilito che Google possiede il monopolio in due mercati (publisher ad server e ad exchange), rispettivamente con DoubleClick for Publishers e AdX. Lo stretto legame tra i due servizi ha causato perdite economiche per editori e inserzionisti.
Il Dipartimento di Giustizia chiede alla giudice di ordinare la vendita di AdX il più presto possibile. L’azienda di Mountain View non dovrebbe inoltre gestire un ad exchange o un prodotto con simili funzionalità per almeno 10 anni a partire dalla data di disinvestimento di AdX.
Il Dipartimento di Giustizia chiede inoltre il disinvestimento di DFP in tre fasi:
- creazione di una API che consenta l’integrazione di DFP con altri ad exchange, abbinata ad una funzionalità di esportazione che consenta agli editori di trasferire i propri dati da DFP ad un altro publisher ad server
- rilascio del codice usato per gestire le aste pubblicitarie con una licenza open source
- vendita di DFP a un’azienda diversa da quella che acquisirà AdX
Oltre a questi rimedi strutturali ci sono diversi rimedi comportamentali che riguardano AdWords e DV360. Il Dipartimento di Giustizia chiede infine di vietare l’uso dei dati raccolti con YouTube, Gmail, Search, Chrome e Android che garantiscono un vantaggio sleale sui concorrenti.
Google ha dichiarato che i rimedi proposti dal Dipartimento di Giustizia vanno ben oltre le conclusioni del tribunale, non hanno alcuna base giuridica e danneggerebbero editori e inserzionisti.