Il simpatico Mantellini, con la tipica supponenza del “tecnocrate” per il quale discografici, editori e associazioni come FIMI sarebbero all’età della pietra, mentre coloro che masticano tecnologia sarebbero i depositari del verbo, ci rammenta che il futuro è adesso mentre i poveracci dei titolari di contenuti si aggirerebbero spaesati come pugili rimbambiti dai colpi dibattendo dei vecchi tempi al bar con politici altrettanto ignoranti degli importanti sviluppi dell’ITC.
Peccato, perché con un’analisi meno pervasa di pregiudizi e facendo qualche timido passo per il web (e non solo) potrebbe scoprire che l’industria discografica corre e corre non poco visto che i ricavi, a fronte di un mercato tradizionale del cd che cala del 20 % ogni sei mesi, giungono in maniera sempre più rilevante dai nuovi media e soprattutto anche da una diversa promozione e dal rapido adattamento verso i nuovi modelli dell’organizzazione interna delle aziende.
Cito solo alcuni esempi di iniziative e annunci intercorsi nelle ultime settimane. Warner Music ha siglato un accordo con YouTube per mettere a disposizione videoclip degli artisti sul popolare sito accessibile da chiunque, sono ormai decine le band e gli artisti anche italiani e etichette major e indie che sfruttano sempre di più myspace come veicolo per raggiungere i fan (per non parlare dell’attività di ricerca di talenti attraverso questo sito svolta dall’industria a livello globale, vedasi casi eclatanti come Gnarls Barkley, Artic Monkeys e altri oggi accasati con aziende discografiche).
EMI e Universal sono le prime etichette ad aderire al progetto di Spiralfrog, che peraltro non è nulla di nuovo rispetto a QTrax, che già dispone di diversi accordi con major e non. Centinaia di etichette indipendenti hanno siglato un accordo con Arvato (Bertelsmann) per sfruttare la tecnologia di Gnab, già usata da SonyBMG per distribuire brani dove a ciascuna piattaforma collegata fanno capo contemporaneamente un normale “digital store” centralizzato per il download di musica e/o video a pagamento e una rete decentralizzata di distribuzione p2p alimentata dagli utenti che decidono di caricare musica e video su un folder apposito destinato al file sharing (protetto e controllato), incoraggiati dai “crediti” che il gestore del servizio assegna loro per le “promozioni” condotte a buon fine. Emusic apre in Europa e venderà brani indie senza drm, peraltro Yahoo e alcune major già hanno messo online due versioni degli album di alcuni artisti con drm e senza drm.
Sul fronte della telefonia EMI Music ha iniziato a distribuire videoclip sul mobile con la società T-Mobile a fronte di spot pubblicitari, in Italia nel frattempo sono milioni i brani venduti tramite telefonia mobile e sul web, con iniziative tra le più diverse per raggiungere i consumatori. Carte prepagate, co-marketing con aziende di largo consumo per regalare musica in vari formati, album e compilation venduti direttamente su memory stick o sul chiavette USB, novità discografiche anticipate dal lancio di una suoneria e non più solo dal passaggio in radio. Tutto ciò trova i consumatori sempre più recettivi e attenti ad un’offerta che è flessibile.
Non ho più l’obbligo di acquistare il cd con 12 brani preconfezionato ma posso anzitutto comprare i brani che preferisco, allo stesso tempo posso valutare il valore artistico del gruppo o dell’artista con vari streaming di video e di audio su decine di siti autorizzati o direttamente sul sito dell’artista e della casa discografica.
Tutto questo per Mantellini sembra non esistere, nel frattempo il mercato della musica digitale in Italia è arrivato al 10 % con 16 milioni di track vendute nel primo semestre del 2006 (erano state 14 milioni in tutto il 2005) con trend crescenti che mostrano che la luce in fondo la tunnel c’è e si vede.
Enzo Mazza
Presidente FIMI – Federazione industria musicale italiana
Risponde Massimo Mantellini:
Amaro destino. Non fai in tempo a manifestare stima per il presidente della FIMI e questi ti risponde dandoti del “tecnocrate supponente”. Cose che capitano. Per il resto posso capire che “gli affari siano affari” e che quindi per FIMI tutto faccia brodo: dal file sharing edulcorato giù fino alle lucrose ed imbarazzanti (per il mercato culturalmente marginale che generano) suonerie per cellulari.
Enzo Mazza del resto ne approfitta per proporci una utile panoramica del percorso di avvicinamento dell’industria discografica nei confronti della propria nuova clientela digitale. Percorso interessante che suscita i nostri convinti “evviva”. Segnali certamente positivi.
Sempre meglio – Mazza mi consentirà la battuta – che non occuparsi della attività di lobbying per approvare leggi dello Stato che spediscano nelle patrie galere i propri ex fedeli clienti colpevoli di aver condiviso in rete un file mp3.