Difficile, troppo difficile confrontarsi con un gigante come Facebook per chi vuol ritagliarsi uno spazio nel panorama dei social network. Path è l’ennesima vittima di quello che attualmente si configura come un monopolio de facto nelle mani di sua maestà Zuckerberg. Fondata nel 2010, la piattaforma annuncia oggi la sua chiusura, con l’interruzione della propria attività fissata per le prossime settimane.
Path, 2010-2018
Il concept che ha portato alla nascita di Path era senza dubbio interessante e capace almeno in un primo momento di spingerne la crescita: dar vita a un social in grado di mettere in relazione gli utenti, limitando però il numero di contatti (o amici) di ognuno a 50. La rete così creata costringeva a includere solo coloro con i quali si condivide qualcosa anche nel mondo reale. Una sorta di network ristretto, privato per certi versi. Un’idea intrigante, che ha conquistato in poco più di un biennio oltre 15 milioni di utenti, grazie anche a un’applicazione mobile ben strutturata e caratterizzata da un’interfaccia piacevole dal punto di vista grafico.
La crescita innescata in un primo momento si è però ben presto interrotta, portando alla fuga di alcuni elementi chiave del team verso altri lidi, complici anche questioni relative a un presunto impiego non autorizzato delle informazioni relative agli utenti. A poco è servito il lancio dell’applicazione Path Talk del 2014, pensata per favorire e semplificare la comunicazione tra aziende e clienti. Questi gli step che porteranno alla cessione dell’attività.
- 17 settembre 2018: notifica della chiusura;
- 1 ottobre 2018: scomparsa dell’applicazione da App Store e Play Store;
- 18 ottobre 2018: interruzione del servizio e impossibilità di accesso alla piattaforma;
- 15 novembre 2018: interruzione dei servizi legati a Path.
La decisione è ribadita dal profilo ufficiale Twitter.
È con profondo dispiacere che annunciamo la chiusura del servizio Path. È stato un lungo viaggio e vi ringraziamo sinceramente, uno a uno, per tutti gli anni di amore e supporto a Path.
It is with deep regret to announce that Path service will be discontinued. It has been a long journey and we sincerely thank each one of you for your years of love and support Path.
Please visit here https://t.co/2MFh5A7C23 for more details. pic.twitter.com/rczKgx6ooW— Path (@path) September 17, 2018
Da Facebook a Google
La fondazione di Path è stata opera di Dave Morin (in precedenza Product Manager di Facebook), Dustin Mieray e Shawn Fanning (questi due ex Napster). Pochi mesi dopo la nascita, Google ha cercato di portarne a termine l’acquisizione, nel tentativo di partire da una solida base per costruire un proprio social, ma senza alcun successo. Non sono bastati i 100 milioni di dollari messi sul piatto da bigG. Nel 2013, quando la startup era valutata 500 milioni di dollari, ha ottenuto finanziamenti pari a 55 milioni da investitori della Silicon Valley come Index, Kleiner Perkins e Redpoint.
Sebbene Facebook possa essere senza timore di smentita considerato il vincitore nella battaglia con gli altri social, è innegabile come proprio dalle realtà minori abbia tratto ispirazione per alcune delle sue caratteristiche. È il caso delle reazioni introdotte nel 2016 dal social network in blu, parecchio simili a quelle viste quattro anni prima su Path, come dimostra l’immagine di seguito pubblicata da TechCrunch.