È passato quasi un anno dall’attivazione della piattaforma sviluppata per bloccare l’accesso ai siti che permettono di vedere gli eventi sportivi in streaming senza pagare un regolare abbonamento. Con Piracy Shield sono stati individuati migliaia di indirizzi IP e nomi di dominio, ma i dati forniti da AGCOM dimostrano che i pirati non diventano abbonati. Il suo funzionamento problematico è stato evidenziato da due commissari dell’autorità.
Prezzi troppo alti?
Nonostante il blocco di alcuni siti legittimi, tra cui Google Drive (la colpa è stata addebitata a DAZN), Piracy Shield è stata considerata un successo dai titolari dei diritti, dal governo e dalle autorità. Presto la piattaforma verrà aggiornata per bloccare anche i siti che trasmettono altri contenuti, come film e serie TV.
L’obiettivo principale di Piracy Shield è ridurre il traffico verso siti pirata. DAZN e Sky sperano però che i pirati diventino abbonati regolari. Analizzando il report trimestrale di AGCOM, Brian Turnbow di CDLAN (azienda italiana che offre servizi cloud e hosting) ha scoperto che il numero di utenti di DAZN e le ore trascorse online non sono aumentati nel 2024 rispetto al 2023, mentre sono diminuiti rispetto al 2022, quando non c’era Piracy Shield.
Gli unici aumenti riguardano i prezzi degli abbonamenti e i costi sostenuti dagli ISP per bloccare l’accesso ai siti entro 30 minuti dalla notifica. Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Serie A, ha dichiarato a metà dicembre che i prezzi sono giusti (erano troppo bassi prima) e che la conversazione da abbonati illegali ad abbonati legali aumenterà con l’arrivo delle multe.