Pirati e P2P, Svezia in fiamme

Pirati e P2P, Svezia in fiamme

Il sito sequestrato si sposta all'estero e torna online. La polizia subisce un attacco DDoS mentre l'opinione pubblica si scaglia contro l'operazione: soldi pubblici buttati al vento. Manifestazioni e proteste
Il sito sequestrato si sposta all'estero e torna online. La polizia subisce un attacco DDoS mentre l'opinione pubblica si scaglia contro l'operazione: soldi pubblici buttati al vento. Manifestazioni e proteste

Attacchi ai siti della polizia, manifestazioni nelle strade, controdenunce, accuse agli Stati Uniti, pubblicità al P2P: è successo di tutto nei giorni scorsi in Svezia dopo il clamoroso sequestro di uno dei siti più conosciuti nel mondo del file sharing , “The Pirate Bay”. Mai come in queste ore le autorità svedesi hanno dovuto prendere atto dell’enorme distanza tra l’esercizio della repressione contro il peer-to-peer e la sensibilità degli utenti Internet.

Nel giro di poche ore dal sequestro del sito di riferimento per gli utenti della comunità BitTorrent, ignoti hanno attaccato il sito della polizia svedese rendendolo indisponibile per molte ore. Un’aggressione DDoS (distributed denial-of-service) che, sebbene non sia stata rivendicata, nessuno dubita sia da mettere in diretta relazione con la decisione delle autorità svedesi di sequestrare i server di The Pirate Bay.

Ora il sito della polizia è di nuovo online ma le forze dell’ordine svedesi hanno un’altra pesante gatta da pelare. L’operazione contro The Pirate Bay non sta suscitando indignazione e reazioni solo nel mondo peer-to-peer: una larga fetta dell’opinione pubblica sta criticando duramente l’operazione repressiva, considerata non tanto iniqua quanto un “inutile spreco di soldi pubblici”. “Le priorità sono altre” – ha tuonato tra gli altri Johan Linander, portavoce del Centerpartiet , importante partito svedese che ha tutto l’interesse a criticare le politiche del governo socialdemocratico.

Linander ha anche aperto il fronte americano della vicenda: a suo dire, e molti osservatori seguono a ruota , è l’amministrazione Bush ad aver fatto pressione sulle autorità svedesi affinché The Pirate Bay venisse oscurato . “Vogliamo capire – ha dichiarato Linander – se dietro questa azione vi siano pressioni del Governo americano. Credo che tutto questo puzzi di influenza politica diretta e noi vogliamo che sia chiarito chi veramente ha fatto cosa”.

Si cita un incontro di sei settimane fa tra funzionari dei due paesi, un “summit” che ora viene visto da molti come la miccia che avrebbe portato all’esplosione della situazione attraverso il sequestro di quei server. Sebbene si tratti di illazioni , queste portano nuova benzina al fuoco delle polemiche che si innestano sulla sempre maggiore sensibilità degli svedesi in merito ai rapporti, non sempre idilliaci, con gli USA.

La manifestazione di Stoccolma L’infuriare delle polemiche è peraltro facilitato dall’inconsueta durezza del blitz della polizia: secondo la legge svedese, quand’anche fosse appurata una colpevolezza per i promotori del sito, ci si troverebbe dinanzi ad illeciti amministrativi . In assenza di un procedimento penale, per l’autorità giudiziaria il fermo di tre persone, le perquisizioni nelle loro abitazioni e il sequestro di quei server, sono ora tutt’altro che facili da giustificare ai cittadini.

A portare per le strade le proteste del mondo peer-to-peer per la chiusura di uno dei siti di riferimento, capace di indicizzare un enorme volume di link a file di musica, film, software e via dicendo, ci hanno pensato quelli del Partito dei Pirati insieme ai sostenitori del movimento Pyratbyran , legato alla stessa The Pirate Bay e come quest’ultima privato dei propri server nell’operazione dei giorni scorsi .

Come si vede dalle foto , centinaia di persone hanno aderito sabato ad una manifestazione pubblica indetta dai “pirati” a Stoccolma (disponibile qui un piccolo video scaricabile naturalmente tramite client BitTorrent ), un incontro pubblico di reazione al sequestro ma anche di invito ad una grande mobilitazione contro questo genere di eventi che in Svezia, con la complicità di una legislazione sul P2P ben più leggera che altrove in Europa, viene vissuta come un abuso delle libertà costituzionali. Fermati per alcune ore, privati di una parte consistente dei propri materiali informatici, i gestori di The Pirate Bay non si sono persi d’animo ed anzi hanno immediatamente reagito a loro volta all’iniziativa giudiziaria contro il sito.

Basta recarsi sul sito ufficiale, ThePirateBay.org , per rendersene conto. Ai comunicati con cui nei giorni scorsi gli owner del sito hanno aggiornato i propri utenti sulla situazione si sono ora sostituite numerose pagine localizzate che offrono più o meno gli stessi servizi e gli stessi materiali resi disponibili per anni sul sito ante-sequestro. Molte operazioni non sono ancora disponibili “a causa di problemi politici”, come recita il sito, ma la promessa è che entro breve tempo tutto ritorni a funzionare come prima.

E non è un caso: la prima mossa messa in atto dai gestori dopo il sequestro, infatti, è stato spostare il sito altrove. Come avevano promesso sulla propria home page e in un post su Slyck.com , infatti, gli owner hanno “adottato” server posizionati in Olanda per tornare online a tempo di record.

Ci si può quindi attendere che già entro poche ore il sito torni ad essere quel riferimento mondiale per la comunità P2P che è stato per lungo tempo, soprattutto dopo la scomparsa di Suprnova.org , fino all’anno scorso il sito di torrent più conosciuto. Mentre scriviamo, cliccando su link come torrents recenti , che si riferiscono cioè ai link più popolari tra gli utenti del sito in queste ore, vengono presentate la bellezza di 31 pagine piene di link.

Tobias Andersson, portavoce di The Pirate Bay, ha già annunciato che il “nuovo sito” si avvarrà di un network di mirror che lo renderà assai più dinamico dinanzi all’offensiva legale dei produttori internazionali. “Ora sarà molto più forte – ha dichiarato Andersson – Se la polizia chiuderà un sito, ci saranno gli altri mirror a garantire le funzionalità di Pirate Bay”.

Il logo Una sfida a tutto tondo, dunque, ribadita persino nel logo della Pirate Bay (vedi a lato). Sebbene si arricchisca, grazie ai mirror e ai server olandesi, di un fronte internazionale, la guerra giudiziaria che il sito deve affrontare è per ora tutta svedese. E su questo fronte The Pirate Bay va già all’attacco. “Vogliamo le scuse della polizia e del ministero della Giustizia – sottolinea Andersson – e rivogliamo i nostri server”.

Il sito, che rifiuta l’illazione secondo cui avrebbe avuto una qualche parte nell’aggressione DDoS al sito web della polizia svedese, ribadisce di ritenersi del tutto innocente . La tesi, infatti, è che sui server sequestrati non vi sia traccia di materiale illegale: come molti siti BitTorrent, anche The Pirate Bay si limita a fornire link utilizzati poi dagli utenti per dar vita al download condiviso di file che si trovano sui propri hard disk e non su quei server.

Si tratta di una tesi già utilizzata in passato in altri paesi da altri gestori di server P2P sottoposti a sequestro . In tali paesi queste affermazioni non hanno fermato le accuse di favoreggiamento della pirateria di cui i vari gestori sono stati fatti carico ma in Svezia le cose potrebbero andare diversamente, proprio grazie ad una normativa “alternativa”.

Si vedrà. Quel che è certo è che l’operazione di oscuramento contro quello che si è autodefinito il maggiore sito BitTorrent per ora è fallita, suscitando peraltro un vespaio politico e mediatico destinato ad accrescerne la popolarità .
irati e P2P, Svezia in fiamme –> Roma – Attacchi ai siti della polizia, manifestazioni nelle strade, controdenunce, accuse agli Stati Uniti, pubblicità al P2P: è successo di tutto nei giorni scorsi in Svezia dopo il clamoroso sequestro di uno dei siti più conosciuti nel mondo del file sharing , “The Pirate Bay”. Mai come in queste ore le autorità svedesi hanno dovuto prendere atto dell’enorme distanza tra l’esercizio della repressione contro il peer-to-peer e la sensibilità degli utenti Internet.

Nel giro di poche ore dal sequestro del sito di riferimento per gli utenti della comunità BitTorrent, ignoti hanno attaccato il sito della polizia svedese rendendolo indisponibile per molte ore. Un’aggressione DDoS (distributed denial-of-service) che, sebbene non sia stata rivendicata, nessuno dubita sia da mettere in diretta relazione con la decisione delle autorità svedesi di sequestrare i server di The Pirate Bay.

Ora il sito della polizia è di nuovo online ma le forze dell’ordine svedesi hanno un’altra pesante gatta da pelare. L’operazione contro The Pirate Bay non sta suscitando indignazione e reazioni solo nel mondo peer-to-peer: una larga fetta dell’opinione pubblica sta criticando duramente l’operazione repressiva, considerata non tanto iniqua quanto un “inutile spreco di soldi pubblici”. “Le priorità sono altre” – ha tuonato tra gli altri Johan Linander, portavoce del Centerpartiet , importante partito svedese che ha tutto l’interesse a criticare le politiche del governo socialdemocratico.

Linander ha anche aperto il fronte americano della vicenda: a suo dire, e molti osservatori seguono a ruota , è l’amministrazione Bush ad aver fatto pressione sulle autorità svedesi affinché The Pirate Bay venisse oscurato . “Vogliamo capire – ha dichiarato Linander – se dietro questa azione vi siano pressioni del Governo americano. Credo che tutto questo puzzi di influenza politica diretta e noi vogliamo che sia chiarito chi veramente ha fatto cosa”.

Si cita un incontro di sei settimane fa tra funzionari dei due paesi, un “summit” che ora viene visto da molti come la miccia che avrebbe portato all’esplosione della situazione attraverso il sequestro di quei server. Sebbene si tratti di illazioni , queste portano nuova benzina al fuoco delle polemiche che si innestano sulla sempre maggiore sensibilità degli svedesi in merito ai rapporti, non sempre idilliaci, con gli USA.

La manifestazione di Stoccolma L’infuriare delle polemiche è peraltro facilitato dall’inconsueta durezza del blitz della polizia: secondo la legge svedese, quand’anche fosse appurata una colpevolezza per i promotori del sito, ci si troverebbe dinanzi ad illeciti amministrativi . In assenza di un procedimento penale, per l’autorità giudiziaria il fermo di tre persone, le perquisizioni nelle loro abitazioni e il sequestro di quei server, sono ora tutt’altro che facili da giustificare ai cittadini.

A portare per le strade le proteste del mondo peer-to-peer per la chiusura di uno dei siti di riferimento, capace di indicizzare un enorme volume di link a file di musica, film, software e via dicendo, ci hanno pensato quelli del Partito dei Pirati insieme ai sostenitori del movimento Pyratbyran , legato alla stessa The Pirate Bay e come quest’ultima privato dei propri server nell’operazione dei giorni scorsi .

Come si vede dalle foto , centinaia di persone hanno aderito sabato ad una manifestazione pubblica indetta dai “pirati” a Stoccolma (disponibile qui un piccolo video scaricabile naturalmente tramite client BitTorrent ), un incontro pubblico di reazione al sequestro ma anche di invito ad una grande mobilitazione contro questo genere di eventi che in Svezia, con la complicità di una legislazione sul P2P ben più leggera che altrove in Europa, viene vissuta come un abuso delle libertà costituzionali. Fermati per alcune ore, privati di una parte consistente dei propri materiali informatici, i gestori di The Pirate Bay non si sono persi d’animo ed anzi hanno immediatamente reagito a loro volta all’iniziativa giudiziaria contro il sito.Basta recarsi sul sito ufficiale, ThePirateBay.org, per rendersene conto. Ai comunicati con cui nei giorni scorsi gli owner del sito hanno aggiornato i propri utenti sulla situazione si sono ora sostituite numerose pagine localizzate che offrono più o meno gli stessi servizi e gli stessi materiali resi disponibili per anni sul sito ante-sequestro. Molte operazioni non sono ancora disponibili “a causa di problemi politici”, come recita il sito, ma la promessa è che entro breve tempo tutto ritorni a funzionare come prima.E non è un caso: la prima mossa messa in atto dai gestori dopo il sequestro, infatti, è stato spostare il sito altrove. Come avevano promesso sulla propria home page e in un post su Slyck.com , infatti, gli owner hanno “adottato” server posizionati in Olanda per tornare online a tempo di record.Ci si può quindi attendere che già entro poche ore il sito torni ad essere quel riferimento mondiale per la comunità P2P che è stato per lungo tempo, soprattutto dopo la scomparsa di Suprnova.org, fino all’anno scorso il sito di torrent più conosciuto. Mentre scriviamo, cliccando su link come torrents recenti , che si riferiscono cioè ai link più popolari tra gli utenti del sito in queste ore, vengono presentate la bellezza di 31 pagine piene di link.Tobias Andersson, portavoce di The Pirate Bay, ha già annunciato che il “nuovo sito” si avvarrà di un network di mirror che lo renderà assai più dinamico dinanzi all’offensiva legale dei produttori internazionali. “Ora sarà molto più forte – ha dichiarato Andersson – Se la polizia chiuderà un sito, ci saranno gli altri mirror a garantire le funzionalità di Pirate Bay”. Il logo Una sfida a tutto tondo, dunque, ribadita persino nel logo della Pirate Bay (vedi a lato). Sebbene si arricchisca, grazie ai mirror e ai server olandesi, di un fronte internazionale, la guerra giudiziaria che il sito deve affrontare è per ora tutta svedese. E su questo fronte The Pirate Bay va già all’attacco. “Vogliamo le scuse della polizia e del ministero della Giustizia – sottolinea Andersson – e rivogliamo i nostri server”.Il sito, che rifiuta l’illazione secondo cui avrebbe avuto una qualche parte nell’aggressione DDoS al sito web della polizia svedese, ribadisce di ritenersi del tutto innocente . La tesi, infatti, è che sui server sequestrati non vi sia traccia di materiale illegale: come molti siti BitTorrent, anche The Pirate Bay si limita a fornire link utilizzati poi dagli utenti per dar vita al download condiviso di file che si trovano sui propri hard disk e non su quei server.Si tratta di una tesi già utilizzata in passato in altri paesi da altri gestori di server P2P sottoposti a sequestro. In tali paesi queste affermazioni non hanno fermato le accuse di favoreggiamento della pirateria di cui i vari gestori sono stati fatti carico ma in Svezia le cose potrebbero andare diversamente, proprio grazie ad una normativa “alternativa”.Si vedrà. Quel che è certo è che l’operazione di oscuramento contro quello che si è autodefinito il maggiore sito BitTorrent per ora è fallita, suscitando peraltro un vespaio politico e mediatico destinato ad accrescerne la popolarità .

Pubblicato il
5 giu 2006
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