Radio blindate? Ci riprovano alcuni senatori USA

Radio blindate? Ci riprovano alcuni senatori USA

Dopo il buco nell'acqua dello scorso aprile, un gruppetto di senatori rilancia con la Legge a favore del broadcast flag: l'obiettivo è di prevenire le registrazioni audio in broadcasting
Dopo il buco nell'acqua dello scorso aprile, un gruppetto di senatori rilancia con la Legge a favore del broadcast flag: l'obiettivo è di prevenire le registrazioni audio in broadcasting

Washington – La scorsa settimana una cricca di senatori statunitensi ha presentato una “nuova” legge che obbligherebbe i broadcaster radiofonici, che utilizzano il web, il satellite o sistemi digitali in genere, ad implementare soluzioni di protezione anti-registrazione audio .

Si tratta dell’ennesima sortita del partito trasversale a favore del broadcast flag , la soluzione hardware/software spinta dalle major e capace di blindare i contenuti digitali e quindi regolare la registrazione di programmi – in questo caso audio.

I senatori Lamar Alexander (Rep.), Joseph Biden (Dem.), Dianne Feinstein (Dem.) e Lindsey Graham (Rep.) si sono fatti promotori del Platform Equality and Remedies for Rights Holders in Music Act (PERFORM), una legge che in una prima versione piuttosto criticata era già stata presentata – e poi bocciata – lo scorso aprile.

Il testo della S.256, come la vecchia S.2644 , prevede la protezione dei contenuti di tutto il broadcasting radiofonico satellitare, cavo e Web. I broadcaster, insomma, sarebbero obbligati a “utilizzare tecnologie per prevenire il furto della musica”.

Secondo Feinstein non si tratterebbe di un divieto tout court ma di una sorta di regolamentazione. I broadcaster, infatti, potrebbero permettere limitati periodi di registrazione, prevenendo comunque i “comportamenti più estremi”.

Uno degli aspetti più critici rilevati dagli esperti è che il Governo potrebbe influenzare vistosamente il mercato , stabilendo un sorta di “listino” per l’utilizzo delle librerie musicali. Una società che volesse entrare, ad esempio, nel giovane mercato del broadcasting radiofonico satellitare sarebbe obbligata a pagare le stesse tasse dei colossi del settore.

“I nuovi servizi radiofonici permettono agli utenti di fare molto di più che ascoltare solo la musica. Da un ascolto passivo siamo passati alla disponibilità di funzioni di registrazione, manipolazione, collezione e creazione di librerie musicali personalizzate”, ha sottolineato Feinstein. “Dato che i metodi di distribuzione e le tecnologie cambiano, anche le leggi devono cambiare”.

Quasi in contemporanea con l’azione normativa a favore del flagging , il senatore John Sununu (repubblicano) ha annunciato la presentazione di una legge che vieterebbe alla Federal Communication Commission la creazione di una tecnologia dello stesso tipo . “(…) Requisiti sbagliati distorcono il libero mercato, forzando l’industria ad adottare soluzioni volute dalla FCC più che metodi che permettano l’innovazione e favoriscano la competitività”, ha dichiarato Sununu.

Dello stesso avviso la Consumer Electronics Association ( CEA ), che si è già opposta vivacemente al PERFORM Act. “Siamo delusi del fatto che questa legge, che si era già confrontata l’anno scorso con un’opposizione bi-partisan, sia stata riproposta solo perché al CES di Las Vegas sono stati presentati prodotti davvero innovativi”, ha commentato Michael Pettricone, vice presidente della CEA. “Questa normativa non ha assolutamente niente a che fare con il problema della pirateria o del P2P illegale. Vuole solo violare la libertà dei consumatori di utilizzare i contenuti audio che hanno legalmente acquisito, nella privacy delle loro case ed automobili, per uso privato e non per scopi commerciali. Continueremo ad impegnarci nell’informare i legislatori sui pericoli di questa legge per la nostra economia digitale e per i principi che stanno alla base del fair use “.

L’ Audio Home Recording Act del 1992, infatti, autorizza i consumatori ad effettuare copie analogiche o digitali delle trasmissioni in broadcast se non hanno scopi commerciali. PERFORM annullerebbe questa disposizione.

Dario d’Elia

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Pubblicato il 17 gen 2007
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