Clone Robotics ha svelato il suo prototipo di robot umanoide Protoclone, un’automa a grandezza naturale capace di replicare i movimenti umani con un realismo a dir poco inquietante. Il merito è dei suoi oltre mille muscoli artificiali. Nel video, il robot è appeso al soffitto e gli arti si contraggono e si muovono in modo quasi spasmodico.
Per l’azienda è un passo avanti rispetto al suo obiettivo. Clone Robotics aspira a sviluppare robot domestici capaci di interagire con gli esseri umani in modo sempre più naturale.
Robot umanoide Protoclone con oltre mille muscoli artificiali si muove come un essere umano
Clone Robotics ha progettato Protoclone con uno scheletro polimerico che replica 206 ossa umane. L’azienda spera che un giorno il robot possa svolgere compiti come fare il bucato o lavare i piatti.
Protoclone contiene più di 1.000 muscoli artificiali. Funzionano attraverso tubi a rete contenenti palloncini che si contraggono quando vengono riempiti di fluido idraulico per imitare la funzione dei muscoli umani. Una pompa elettrica da 500 watt funge da “cuore” del robot, spingendo il fluido a 40 litri standard al minuto.
La corsa ai robot umanoidi
Anche altre aziende inseguono il sogno dei robot umanoidi pratici, da Boston Dynamics a Unitree, da Figure a Tesla. Nel frattempo, colossi tech come Nvidia, Google e Microsoft si sfidano per sviluppare modelli di AI che rendano autonomi i futuri robot domestici in modo competente e sicuro.
Anche se al momento Protoclone è un solo un prototipo, ha già molte tecnologie a bordo. Il suo sistema sensoriale include quattro telecamere di profondità nel cranio per la visione, 70 sensori inerziali per tracciare le posizioni delle articolazioni e 320 sensori di pressione che forniscono un feedback sulla forza. Questo sistema permette al robot di reagire agli input visivi e imparare osservando gli umani che svolgono compiti.
Clone Robotics prevede di iniziare la produzione con 279 unità chiamate Clone Alpha e di aprire i preordini entro la fine del 2025. L’obiettivo onestamente, sembra un po’ troppo ottimistico, considerando le complesse sfide ingegneristiche che l’azienda deve ancora superare.