Se i vigilanti giocano col P2P

Se i vigilanti giocano col P2P

Curioso esperimento messo in atto da una società assoldata per contrastare la pirateria di videogame sui circuiti di file sharing. E Deus Ex diventa un questionario per raccogliere informazioni sui pirati
Curioso esperimento messo in atto da una società assoldata per contrastare la pirateria di videogame sui circuiti di file sharing. E Deus Ex diventa un questionario per raccogliere informazioni sui pirati

Consapevole del fatto di non poter bloccare i condivisori del P2P e la loro glaciale efficienza nel distribuire quasi tutti i videogame di successo sui circuiti di file sharing, Vigilant Defender ha deciso di seguire la strada opposta: la società di contrasto alla “pirateria” telematica ha distribuito il codice dell’attesissimo Deus Ex (versione PC) – con tanto di questionario per gli utenti sulle loro abitudini di acquisto e download.

Spacciandosi per note crew attive sulla scena “warez”, Vigilant ha distribuito il codice del gioco (apparentemente “ottenuto” da terze parti) con tanto di crack sui circuiti BitTorrent più frequentati, usando seedbox presi in affitto per velocizzare la diffusione della copia.

Dopo i primi livelli di gioco, però, la copia di Deus Ex spacciata da Vigilant era programmata per tornare al desktop e redirigere l’utente su un questionario da compilare online: le domande, neanche a dirlo, vertevano tutte sul prezzo ideale per un videogame commerciale, sulle motivazioni che avevano spinto al download della copia illegale e sull’eventuale intenzione di acquistarne una versione legittima in seguito.

James Grimshaw, founder di Vigilante Defender, dice di aver agito autonomamente, senza alcuna collaborazione da parte di Eidos – publisher di Deus Ex. Da soli, i produttori e le software house non avrebbero mai acconsentito a questo genere di esperimenti, sostiene Grimshaw, tuttavia la speranza dell’azienda è che i dati raccolti con il questionario possano risultare utili a “ripristinare l’equilibrio” fra download pirata e copie vendute nel mercato dei videogame.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
14 ott 2011
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