Se il Wall Street Journal ricalca Wikileaks

Se il Wall Street Journal ricalca Wikileaks

Il WSJ ha creato uno spazio dedicato alla raccolta di documenti e informazioni in arrivo dall'esterno. L'ispirazione al sito di Assange è chiara. Ma le falle non mancano
Il WSJ ha creato uno spazio dedicato alla raccolta di documenti e informazioni in arrivo dall'esterno. L'ispirazione al sito di Assange è chiara. Ma le falle non mancano

Il terremoto provocato negli ambienti della diplomazia internazionale da Wikileaks ha rappresentato un’occasione di riflessione anche, e soprattutto, per gli operatori dell’informazione, giornalisti in primis . Ci si è chiesto da più parti: cosa ha Wikileaks di diverso dal New York Times o dal Guardian che pubblicano i dispacci delle ambasciate esattamente come il sito di Assange? D’altro canto , ci sono i governi di ogni colore e latitudine che classificano l’azione di Assange come terrorismo o, addirittura, come mero gossip. Sia come sia, una prima, chiara dimostrazione dell’impatto di Wikileaks arriva da uno dei templi della notizia e del giornalismo di qualità: il Wall Street Journal ha lanciato uno spazio dedicato alla raccolta di documenti riservati nello stile del sito delle soffiate.

SafeHouse si occuperà di raccogliere informazioni e documenti segreti che potrebbero essere usati per “generare storie nuove e attendibili”, così come dichiarato da Robert Thomson, ai vertici delle strutture di Dow Jones & Company e del WSJ.

Sul sito di SafeHouse si fa espressamente riferimento a documenti e database, considerati elementi chiave per il giornalismo odierno, ma, si spiega, “quasi sempre nascosti dietro porte blindate, specialmente quando presentano dettagli riguardanti crimini quali frodi, abusi, inquinamento, insider trading”. E qui la richiesta di supporto e collaborazione: “Se possedete carte contrattuali attendibili, lettere, email, documenti finanziari o database provenienti da aziende, agenzie governative e ONG, potete inviarci tutto mediante SafeHouse”.

Quest’ultimo lavora su un server indipendente da quello del quotidiano di modo che tutti i file inviati o archiviati dal sistema rimangano cifrati. La redazione, inoltre, ha assicurato che minimizzerà le informazioni collaterali ricevute con gli upload, utili a rintracciare i mittenti, incoraggiando coloro che desiderano rimanere anonimi a nascondere la loro identità online con ogni mezzo. Solamente un gruppo ristretto di redattori potrà avere accesso ai dati inviati.

I piani del quotidiano statunitense sono ambiziosi : ci si augura che i documenti e le informazioni di SafeHouse diventino le fonti principali del miglior giornalismo d’investigazione e dei reporter di grande esperienza.

Nonostante la promessa sul mantenimento della segretezza dei dati personali dei potenziali informatori, le condizioni d’uso del sito si presentano, per certi versi, contraddittorie . Nello spazio dedicato alla richiesta di anonimato si legge: “Si noti che, fino a quando non si deciderà di entrare in un rapporto riservato, le informazioni inviate (inclusi i contatti personali) possono essere usati per qualsiasi scopo. Qualora si dia inizio a una relazione riservata, Dow Jones prenderà tutte le misure per proteggere la vostra identità in conformità con le leggi”.

Che l’influenza di Wikileaks sia stata determinante per la svolta compiuta dal WSJ è confermato dalle parole di Kevin Delany, redattore del quotidiano online: “Siamo tutti d’accordo che WikiLeaks abbia avuto un grande impatto sul giornalismo nel corso dell’ultimo anno”. Ma il tentativo di creazione di un sito che ricalca l’iniziativa di Assange non sembra scatenare l’entusiasmo degli esperti di sicurezza, secondo i quali la regola basilare della “soffiata digitale” è: i siti di denuncia anonima non devono sembrare tali.

Cristina Sciannamblo

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Pubblicato il
6 mag 2011
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