SGI in amministrazione controllata

SGI in amministrazione controllata

Lo storico produttore di workstation e supercomputer, all'apice di una crisi finanziaria iniziata anni addietro, entra in amministrazione controllata. La società spera di uscirne entro sei mesi
Lo storico produttore di workstation e supercomputer, all'apice di una crisi finanziaria iniziata anni addietro, entra in amministrazione controllata. La società spera di uscirne entro sei mesi

Mountain View (USA) – Attanagliata ormai da tempo da una profonda crisi finanziaria, Silicon Graphics (SGI) ha richiesto negli scorsi giorni la protezione del Chapter 11 , la normativa statunitense che prevede meccanismi di tutela dal fallimento simili al nostro regime di amministrazione controllata.

L’obiettivo della storica azienda è quello di uscire dal controllo del tribunale fallimentare entro sei mesi , un arco di tempo in cui tenterà di risanare le finanze riducendo il proprio debito di circa 250 milioni di dollari.

L’azienda ha precisato che l’amministrazione controllata interessa solo le sedi statunitensi: le sussidiarie, presenti in canada, Sud America, Europa e Asia, continueranno ad operare normalmente.

“Vogliamo assicurare ai nostri clienti e dipendenti che SGI sta continuando a svolgere le proprie attività di business come al solito”, ha affermato Dennis McKenna, chairman e CEO di SGI. “I nostri clienti possono continuare a contare su SGI per i loro prodotti mission-critical, i servizi e il supporto”.

McKenna è divenuto CEO, presidente e chairman di SGI lo scorso gennaio, quando è succeduto a Robert Bishop, rimasto nel consiglio di amministrazione della società.

Che la situazione economica di SGI fosse assai precaria, tanto da far prospettare il fallimento, era emerso in un recente rapporto presentato dall’azienda alla Securities and Exchange Commission statunitense. In quell’occasione McKenna disse chiaro e tondo che se il piano di ristrutturazione non avesse funzionato, la società avrebbe seriamente rischiato di scivolare nell’abisso della bancarotta. Il boss di SGI si era anche detto disposto a valutare offerte di acquisto per tutti o parte degli asset societari.

Le ragioni alla base della crisi di SGI sono molteplici, ma buona parte di queste hanno una radice comune: la costante erosione del suo core business, le workstation grafiche basate su hardware proprietario, da parte dei PC. L’ultimo errore dell’azienda, secondo molti analisti, è stato quello di legare il proprio futuro alle sorti di Itanium , un processore giunto sul mercato dopo molti contrattempi e ancora in cerca di una propria identità.

Nei prossimi anni il colosso sembra intenzionato a rimanere fedele al processore di Intel, nel frattempo arrivato alla sua terza generazione , ed a rinnovare il proprio impegno su Linux, una piattaforma ormai offerta sulla quasi totalità dei propri server.

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Pubblicato il
10 mag 2006
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