Shopping più facile per chi non vede

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Il primo personal shopper per disabili funge da guida fra gli scaffali di un negozio; i costi sono alti ma in futuro i robot potrebbero essere utilizzati dalle grandi catene di supermercati
Il primo personal shopper per disabili funge da guida fra gli scaffali di un negozio; i costi sono alti ma in futuro i robot potrebbero essere utilizzati dalle grandi catene di supermercati


Salt Lake City (USA) – Un team di scienziati della Utah State University, con a capo il Professor Vladimir Kulyukin, ha realizzato un robot che grazie alla tecnologie RFID (Radio Frequency Identification) è in grado di aiutare i ciechi a fare acquisti al supermercato.

L’unità principale è costituita da una sorta di carrellino elettrico dotato di sensori wireless per l’identificazione dei prodotti, e di un sistema laser che evita possibili scontri. L’utente non deve far altro che utilizzare una tastiera braille per farsi guidare verso lo scaffale giusto.

Il dispositivo intelligente è in grado di funzionare solo ed esclusivamente se tutti i prodotti in esposizione dispongono di cartellini RFID, capaci quindi di ricevere e trasmette dati all?unità radio principale istallata sul robot.

“L’idea è che una volta entrati in negozio con il robot ci si lasci guidare verso i prodotti desiderati, finito lo shopping si lascia il carrellino all?entrata”, ha spiegato Kulyukin.

Per ora il robot è stato testato all’interno di un piccolo negozio, chiuso al pubblico per l’occasione. Ma in futuro non si esclude un ulteriore test in un supermarket di una grande catena. Kulyukin sostiene che il robot ha bisogno di essere provato in un contesto normale per dimostrare le sue effettive potenzialità.

L’interfaccia braille, però, non sembra essere sufficiente, e per questo motivo è già in fase di sperimentazione una versione con riconoscimento vocale, utilizzabile da tutti. Nel caso in cui il progetto dovesse dimostrarsi vincente la commercializzazione dei primi robot potrebbe avvenire entro 2 o 3 anni. Il prototipo è costato ben 8 mila dollari, ma lo scienziato sostiene che una produzione in serie potrebbe contenere i costi di realizzazione di almeno il 60%.

Dario D’Elia

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Pubblicato il
6 mag 2005
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