Poco meno di un anno fa, su queste stesse pagine, ci siamo posti una domanda: Singapore è il regno delle criptovalute? Un quesito lecito, basato sulla consapevolezza che, allora, quasi la metà della popolazione era in possesso di almeno un asset. Sono trascorsi undici mesi e molto è cambiato nel mondo della finanza decentralizzata, anche le attenzioni riservate al settore da parte delle autorità internazionali.
A tal proposito, nella città-stato asiatica si registra oggi l’intervento della Monetary Authority: l’intenzione è quella di adottare un approccio brutale e inesorabilmente duro
per far fronte all’azione di chi intende piegare al suo volere (e ai propri interessi) le dinamiche di questa promettente industria.
Singapore: pugno duro contro i furbetti delle criptovalute
La dichiarazione di intenti è giunta da Sopnendu Mohanty, Chief Fintech Officer della banca centrale. La volontà è dunque quella di non soffocare l’innovazione, affrontando però con il pugno duro eventuali storture, in modo da tutelare l’economia locale e, di conseguenza, investitori e cittadini.
È anche per questo motivo che la procedura necessaria all’ottenimento di un’autorizzazione per operare nel territorio è stata definita dallo stesso Mohanty come volutamente dolorosamente lenta
ed estremamente draconiana
. Insomma, quando in gioco c’è la stabilità, vige un regime di intransigenza.
Non abbiamo tolleranza per i comportamenti scorretti di ogni sorta all’interno del mercato.
Una macchinosità da qualcuno ritenuta eccessiva. È il caso di Three Arrows Capital, che in aprile ha deciso di abbandonare Singapore per puntare verso altri lidi. Lo stesso vale per Binance, che già nel dicembre scorso ha scelto di ritirare la richiesta per la licenza.
Non tutti ne sono però stati scoraggiati. Ad esempio, l’exchange Crypto.com ha ricevuto nei giorni scorsi il via libera dalla Monetary Authority per l’erogazione dei propri servizi.