Siria, nuova alba per Facebook e YouTube

Siria, nuova alba per Facebook e YouTube

Il governo siriano ha deciso di sbloccare l'accesso alle due popolari piattaforme social. Un gesto di distensione, secondo gli osservatori. Dovuto anche alle proteste nel vicino Egitto
Il governo siriano ha deciso di sbloccare l'accesso alle due popolari piattaforme social. Un gesto di distensione, secondo gli osservatori. Dovuto anche alle proteste nel vicino Egitto

Facebook, un covo di netizen sovversivi . YouTube, un sito sgradito al regime. Per questi motivi, due tra le piattaforme online più popolari al mondo hanno conosciuto il buio per cinque anni in Siria. Ma ora sembra arrivata una nuova alba: il governo del presidente Bashar Al-Assad ha deciso di riaprire i varchi del Tubo e del sito in blu .

La notizia è rimbalzata sui social network con post che recitavano : “Facebook e YouTube sbloccati in Siria. STE ha chiesto agli ISP di rimuovere il firewall”. Pare, infatti, che l’operatore pubblico Syrian Telecommunications Establishment (STE) abbia autorizzato l’accesso a Facebook e Twitter.

Secondo gli osservatori , la decisione del governo siriano sembrerebbe un gesto di pacificazione utile a placare le agitazioni presenti nel paese in seguito alle recenti rivolte scoppiate in Egitto e Tunisia.

Lo sblocco di Facebook e YouTube segue il fallimento di un intero giorno di proteste organizzate a Damasco. “Li stiamo comunque usando in qualche modo, per questo non vedo la differenza”, confessa Ahmad, utente Facebook abituato ad aggirare il divieto , informarsi passando per un proxy ed essere sempre un passo avanti ai censori.

Per Mazen Darwish, del Centro siriano per la libertà di espressione sui media, la disposizione di riaprire i siti prima vietati è una notizia positiva e riflette la nuova fiducia del popolo siriano. L’attivista auspica che da qui possa partire un cambiamento della mentalità nel paese del Vicino Oriente.

La notizia dello sblocco di Facebook e YouTube non è circolata passando per canali ufficiali o istituzionali. Lo stesso accadde al momento della censura.

Cristina Sciannamblo

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Pubblicato il
9 feb 2011
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