Smittestopp: fermato il contact tracing in Norvegia

Smittestopp: fermato il contact tracing in Norvegia

L'Immuni norvegese finisce qui: la raccolta dati è eccessiva rispetto alle finalità ed all'utilità della stessa app, ma il provvedimento è contestato.
Smittestopp: fermato il contact tracing in Norvegia
L'Immuni norvegese finisce qui: la raccolta dati è eccessiva rispetto alle finalità ed all'utilità della stessa app, ma il provvedimento è contestato.

La Norvegia dovrà rinunciare a Smittestopp, la propria app di contact tracing. L’omologa dell’italiana Immuni, insomma, dovrà cessare di funzionare immediatamente, togliendo al paese questa opportunità. Tutto ciò avviene nelle ore stesse in cui Immuni prende invece il via ufficiale nel nostro paese, terminando la fase sperimentale e iniziando quella con estensione nazionale. Le strade europee che portano al contact tracing sono molte, ma molte sembrano particolarmente strette, se non veri e propri vicoli ciechi.

Smittestopp: fermata l’Immuni norvegese

Lo stop è firmato dall’Authority per la tutela della privacy, che ha ravvisato nel provvedimento un intervento sproporzionato rispetto alle ambizioni governative. La sproporzione, però, è motivata in un modo ambiguo: l’autorità per la tutela dei dati personali, infatti, ha ritenuto futile l’uso di un’app di tracciamento a causa della presenza molto modesta di infezioni nel Paese nordico. Come a dire: non essendo grave la situazione, è inutile avere un’app che raccoglie e gestisce tutti i dati che il sistema pretende.

In questa argomentazione si possono leggere due aspetti differenti che possono tornare utili anche per giudicare quanto posto in essere nel nostro Paese. Anzitutto v’è da dire che l’app Smittestopp sia centralizzata, al contrario della decentralizzazione su cui si basa l’approccio Apple/Google seguito anche dall’Italia; inoltre l’app norvegese raccoglie anche dati di geolocalizzazione, rendendo quindi il sistema molto differente da quello di Immuni (va ricordato: Immuni non geolocalizza gli utenti, in nessun caso): è quindi del tutto chiaro il fatto che l’app norvegese raccogliesse effettivamente un alto numero di dati sensibili. Per contro, l’argomentazione addotta dall’authority mette come denominatore il basso numero di casi di Covid-19 nel Paese, creando in sé una contraddizione: l’app pensata per evitare che i contagi aumentano, non potrà operare proprio nel momento in cui è più importante poter tenere sotto controllo i contagi stessi.

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Le autorità sanitarie hanno immediatamente contestato nel merito questa decisione perché si basa sull’assunto per cui la pandemia sia terminata, cosa che invece la sanità pubblica nega con forza: occorre anzi rimanere vigili e sviluppare tutte le resistenze possibili affinché eventuali colpi di coda autunnali non debbano svilupparsi. Così Camilla Stoltenberg, direttrice dell’Istituto Norvegese di Sanità Pubblica: “la pandemia non è terminata. Non abbiamo l’immunità della popolazione, nessun vaccino, nessuna cura efficace. Senza l’app Smittestopp, saremo meno equipaggiati per prevenire nuovi focolai che possano verificarsi a livello locale o nazionale“.

Uno dei paesi che meno costrizioni ha imposto alla popolazione per il contenimento dei contagi, al tempo stesso vorrebbe con maggior forza un’app di contact tracing che per tutela della privacy viene però negata. Divergenti visioni, divergenti interpretazioni. Strade differenti, che potranno essere giudicate a posteriori per capire quale fosse il bilanciamento ideale tra tutte le esigenze e quale Paese abbia cucinato la miglior ricetta in termini di garanzie per la salute e tutela di altri diritti.

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Pubblicato il
15 giu 2020
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