Sviluppare il P2P non è una colpa

Sviluppare il P2P non è una colpa

Un giudice giapponese scagiona Isamu Kaneko, creatore di Winny, popolare programma di file sharing del Sol Levante. Aver creato una tecnologia informatica non lo rende responsabile delle violazioni dei propri utenti
Un giudice giapponese scagiona Isamu Kaneko, creatore di Winny, popolare programma di file sharing del Sol Levante. Aver creato una tecnologia informatica non lo rende responsabile delle violazioni dei propri utenti

“È stata una sentenza giusta che aiuterà non solo me stesso, ma anche altri ingegneri a proseguire sulla strada dello sviluppo delle tecnologie informatiche”. Così il sereno commento di Isamu Kaneko, nel corso di una conferenza stampa tenutasi presso la Corte Suprema di Osaka. Il quasi quarantenne creatore della piattaforma P2P Winny è stato infatti dichiarato innocente da un giudice giapponese, che ha annullato la multa da 1,5 milioni di yen (12mila euro circa) precedentemente impostagli da una corte di Kyoto.

Kaneko non è da considerare responsabile delle violazioni del copyright perpetrate dagli utenti del suo programma di file sharing, utilizzato da oltre un milione di netizen del Sol Levante. Come ha spiegato in tribunale il giudice Masazo Ogura, il fatto che l’ingegnere sia stato a conoscenza della possibilità di eventuali violazioni della legge giapponese sul diritto d’autore non costituisce di fatto un reato. In conclusione, Kaneko non ha sviluppato il software con l’obiettivo di distribuire materiale non autorizzato .

Hanno avuto dunque ragione gli avvocati del fondatore di Winny, che sostenevano con vigore una tesi precisa: l’unico proposito del software è la verifica pratica di una tecnologia, non essendoci peraltro nessun contatto diretto con un numero indefinito di utenti che avrebbe caricato contenuti non autorizzati. Oltretutto, l’informatico giapponese non avrebbe mai incoraggiato gli utenti del suo programma a violare le vigenti leggi sul copyright .

Kaneko, ricercatore all’Università di Tokyo fino al suo arresto nel 2004, aveva ricevuto migliaia di dollari attraverso donazioni da parte dei suoi sostenitori che hanno così partecipato alle spese legali durante tutto l’iter del processo. L’iniziale condanna a tre anni di prigione era stata cancellata dalla corte di Kyoto nel 2006, che aveva però mantenuto la condanna per corresponsabilità nelle violazioni. Il fondatore di Winny non si era dimostrato soddisfatto, annunciando di voler ricorrere alla Corte Suprema per poter continuare a sviluppare la sua tecnologia. Ora, potrà continuare a farlo.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
9 ott 2009
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