L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha pubblicato le indicazioni sull’attuazione delle misure di blocco delle chiamate internazionali previste dalla delibera 106/25/CONS (regolamento). Dal 19 agosto verrà attivato il primo filtro che riguarda le chiamate provenienti da numeri fissi. Gli operatori telefonici devono impedire il cosiddetto CLI spoofing da parte dei call center.
Telemarketing meno selvaggio?
Con la delibera 106/25/CONS, approvata il 30 aprile e pubblicata il 19 maggio, è stato adottato il nuovo regolamento che descrive le misure tecniche per il blocco delle chiamate internazionali illegittime. Si tratta delle telefonate che provengono dall’estero, ma sembrano arrivare dall’Italia.
Per le attività di telemarketing selvaggio e aggressivo (spesso vere e proprie truffe) viene sfruttata la tecnica del Call Line Identity (CLI) spoofing. L’utente vede un numero di telefono fisso con prefisso italiano, invece di quello reale estero. Gli operatori italiani (carrier internazionali) che gestiscono le “interfacce di confine” (qui l’elenco completo) con le reti estere devono attuare il blocco delle chiamate internazionali da rete fissa con CLI modificato a partire dal 19 agosto. Devono bloccare anche le chiamate internazionali con prefisso non geografico (ad esempio 800xxx), in quanto non utilizzabili all’estero.
Il secondo filtro verrà attivato il 19 novembre e riguarda le chiamate con numerazione mobile italiana provenienti dall’estero. Questo tipo di blocco è facile da attuare se il numero mobile utilizzato dai call center non è stato assegnato. Se invece è stato assegnato, gli operatori mobile devono verificare se la chiamata arriva da un utente che si trova all’estero (roaming). In caso contrario devono inviare una richiesta di blocco al carrier internazionale. È quindi in corso lo sviluppo di una soluzione tecnica più efficace.
Da domani dovrebbero diminuire drasticamente le chiamate moleste con CLI modificato. Continueranno però quelle con numerazione estera e quelle dei call center italiani che non rispettano il codice di condotta. I truffatori possono anche utilizzare i servizi di messaggistica, come WhatsApp e Telegram.