Nuova puntata dello scontro legale tra Intel e Commissione europea iniziato oltre 11 anni fa. Il Tribunale generale dell’Unione europea ha confermato la decisione del 2023, riducendo però la sanzione di circa 140 milioni di euro. L’azienda californiana dovrebbe quindi pagare circa 237 milioni di euro. Il condizionale è d’obbligo perché quasi certamente verrà presentato appello alla Corte di Giustizia.
Caso antitrust che dura da oltre 25 anni
In seguito alla denuncia presentata da AMD il 18 ottobre 2000, la Commissione europea ha avviato un’indagine antitrust nei confronti di Intel e il 13 maggio 2009 ha inflitto una sanzione di 1,06 miliardi di euro per abuso di posizione dominante nel mercato dei processori x86. La Corte di Giustizia dell’Unione europea (CGUE) ha annullato la decisione e rinviato il caso al Tribunale UE.
Quest’ultimo ha quindi annullato la sanzione e la parte della decisione relativa agli sconti condizionati. La Commissione ha presentato ricorso, ma è stato bocciato dalla CGUE.
La Commissione ha successivamente inflitto una multa di 376.358.000 euro per le restrizioni allo scoperto (parte della decisione originaria non annullata dalla CGUE). Intel aveva presentato ricorso al Tribunale UE che oggi ha confermato (PDF) la seconda decisione del 22 settembre 2023, ma ha ridotto l’importo.
Il Tribunale scrive che la Commissione ha considerato correttamente la gravità e la durata dell’infrazione. Tuttavia è necessario valutare anche il numero ridotto di computer interessati dalle restrizioni allo scoperto e l’intervallo di 12 mesi tra le pratiche anticoncorrenziali.
Pertanto la sanzione è stata ricalcolata in 237.105.540 euro, ovvero circa 140 milioni di euro in meno. Sia Intel che la Commissione possono presentare appello alla CGUE, quindi è molto probabile che lo scontro legale proseguirà nei prossimi anni.