Trump, programmi contro la net neutrality

Trump, programmi contro la net neutrality

Il presidente eletto degli Stati Uniti d'America è orientato a una deregulation che potrebbe portare a rivedere l'Open Internet Order adottato dalla FCC. A rischio la sopravvivenza stessa dell'autorità di controllo delle comunicazioni
Il presidente eletto degli Stati Uniti d'America è orientato a una deregulation che potrebbe portare a rivedere l'Open Internet Order adottato dalla FCC. A rischio la sopravvivenza stessa dell'autorità di controllo delle comunicazioni

Il presidente eletto degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, ha dettato l’agenda dei suoi primi cento giorni di governo e alcune indicazioni riguardano anche il mondo delle telecomunicazioni e di Internet. Il nuovo inquilino della Casa Bianca sembra particolarmente intenzionato a ridurre, se non eliminare, il potere della Federal Communication Commission (FCC), l’authority americana per le comunicazioni, accusata di imporre troppe norme, e troppo restrittive, alle compagnie del settore. Ultima, ma solo in ordine di tempo, l’Open Internet Order, adottato a febbraio 2015 e entrato in vigore pochi mesi dopo, che ha classificato anche la banda larga come servizio pubblico e ha imposto il rispetto del principio della net neutrality, garantendo che il traffico di rete sia gestito in maniera non discriminatoria, senza preferenze per nessuno.
Nel corso della sua campagna elettorale, Trump non si è mai espresso in maniera dettagliata sulle sue politiche in campo tecnologico, ma va rilevato che la net neutrality fosse sostenuta dalla candidata democratica e da multinazionali del web come Netflix, Google e Facebook.

Ora arriva la bordata di Mark Jamison, nominato lo scorso 21 novembre da Trump membro del team che si occuperà di riformare il settore della tecnologia, secondo cui la FCC potrebbe anche essere abolita . Il suo ruolo di vigilanza sui monopoli sarebbe diventato inutile e di ostacolo, dal momento che, per come riferisce il Washington Post , secondo Jamison “i monopoli tra gli operatori di tlc e gli internet service provider avvengono raramente, o quasi mai”. Contrario alla neutralità della rete anche Jeff Eisenach, economista, altro componente del team nominato da Trump.

Se Trump dovesse decidere di non abolire del tutto l’autorità di controllo delle comunicazioni, di certo ne determinerà un significativo cambio di rotta . Da gennaio, infatti, tre commissari saranno repubblicani e due democratici (ora è il contrario), mentre il presidente Tom Wheeler, vicino alla linea politica di Obama, potrebbe anticipare di un anno le sue dimissioni, anche se non è obbligato a farlo. Il suo mandato, infatti, scade nel 2018. I poteri della FCC potrebbero essere ridotti a quelli di mero garante per i consumatori.

Tom Wheeler

Ci sono poi altre questioni sul tavolo: secondo l’agenzia Reuters , Trump potrebbe bloccare l’acquisizione di Time Warner da parte di AT&T. La compagnia, però, è fiduciosa di riuscire a concludere l’operazione. “Siamo pronti a lavorare con Trump e siamo ottimisti sulla possibilità di ottenere l’approvazione del regolatore”, ha riferito John Stephens, CFO di AT&T. Negli anni scorsi l’amministrazione Obama è stata nel mirino dei grandi gruppi di TLC per le troppe norme imposte al settore in ambito antitrust. Le associazioni di settore attendono ora che l’amministrazione Trump e i nuovi commissari della FCC adottino un nuovo atteggiamento, lasciando gli attori in concorrenza sul mercato liberi di agire per portare investimenti e innovazione nelle reti e nei servizi. Rick Boucher, presidente onorario della Internet Innovation Alliance ed ex parlamentare, sostenitore di una lobby che sostiene gli interessi di AT&T, si sta battendo per l’abolizione della net neutrality, che, a suo dire, avrebbe fatto tornare il mondo delle telecomunicazioni ai tempi dei monopoli telefonici, mettendo a rischio gli investimenti in infrastrutture.
Queste attese potrebbero essere presto soddisfatte dal nuovo presidente USA, dal momento che Trump non ha mai nascosto il suo orientamento alla deregulation, anche nell’ambito delle telecomunicazioni.

Pierluigi Sandonnini

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Pubblicato il 23 nov 2016
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