Turismo online, libera concorrenza con le piattaforme

Turismo online, libera concorrenza con le piattaforme

La Camera ha approvato una disposizione che impedisce agli intermediari delle prenotazioni di esigere dagli alberghi i prezzi più bassi: inizia l'iter per l'abbattimento della parity rate
La Camera ha approvato una disposizione che impedisce agli intermediari delle prenotazioni di esigere dagli alberghi i prezzi più bassi: inizia l'iter per l'abbattimento della parity rate

La visibilità già si paga con le commissioni, non con l’obbligo di garantire alla piattaforma che la offre il prezzo migliore per una prenotazione: la Camera è intervenuta per far valere i diritti a cui gli albergatori rinunciano nel momento in cui scelgono di affidarsi ad una piattaforma di prenotazione online, che spesso propone la propria mediazione in cambio della esclusiva online per il prezzo più basso.

Incastonato nel DDL Concorrenza c’è l’ emendamento che è stato votato a larga maggioranza dai deputati italiani, rubricato Nullità delle clausole contrattuali che vietano alle imprese ricettive di offrire prezzi e condizioni migliori rispetto a quelli praticati da piattaforme di distribuzione online . Prevede che sia ” nullo ogni patto con il quale l’impresa turistico-ricettiva si obbliga a non praticare alla clientela finale, con qualsiasi modalità e qualsiasi strumento, prezzi, termini e ogni altra condizione che siano migliorativi rispetto a quelli praticati dalla stessa impresa per il tramite di soggetti terzi, indipendentemente dalla legge regolatrice del contratto “.
Qualora l’emendamento dovesse proseguire nel proprio iter fino all’approvazione, gli intermediari delle prenotazioni come Booking.com e Expedia non potrebbero più imporre clausole di parità tariffaria (parity rate) per assicurare ai propri utenti il prezzo migliore per accedere alle strutture dei propri clienti.

Peraltro, dopo le indagini delle autorità antitrust europee sul mercato delle OTA, Booking.com aveva nei mesi scorsi già accettato di ridimensionare le proprie clausole impegnandosi ad applicare i vincoli di most favoured nation in maniera più morbida e permettendo agli hotel di fissare liberamente i prezzi di offerta sulle OTA concorrenti, nel contesto di promozioni e presso i canali di prenotazione offline. Ma lo scenario, secondo il deputato Arlotti (PD) che ha depositato l’emendamento, restava quello di “un incontro pugilistico, dove salivano sul ring un peso massimo contro un peso leggero”: “avere riconosciuto una regola valida per tutti gli operatori che stabilisce il diritto di determinare liberamente le condizioni di offerta dei propri servizi senza alcun vincolo di accordo o tariffa – dichiara ora Arlotti – rappresenta l’essenza della libertà imprenditoriale, che sicuramente si riverserà positivamente sull’impresa ricettiva e sul cliente che potrà avere offerte più vantaggiose”.

Federalberghi, da sempre estremamente critica nei confronti di certe clausole adottate dalle OTA, ha accolto l’approvazione dell’emendamento come “la fine di un monopolio da parte di queste organizzazioni, a favore della clientela”. Booking.com, dal canto suo, ritiene che “un cambiamento del quadro legislativo non andrebbe a favore né dei consumatori né delle strutture ricettive, soprattutto quelle piccole ed indipendenti”: strutture che, come aveva già avuto occasione di dichiarare il dirigente Andrea D’Amico in un’ audizione alla Camera nel mese di settembre, nella mediazione delle OTA dovrebbero cercare un alleato e non vedere un concorrente.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
7 ott 2015
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