Un Governo per Internet

Un Governo per Internet

di Alessandro Bottoni - Si può davvero fare a meno di un governo della rete come propone Andrea Monti di ALCEI? No, già così è difficile immaginare uno stato di Internet peggiore di quello attuale. Ecco perché
di Alessandro Bottoni - Si può davvero fare a meno di un governo della rete come propone Andrea Monti di ALCEI? No, già così è difficile immaginare uno stato di Internet peggiore di quello attuale. Ecco perché

Roma – Ho appena finito di leggere Una Costituzione per Internet. E perché? di Andrea Monti (ALCEI) e credo che sia necessario far sapere al pubblico quali sono le ragioni che spingono alcuni osservatori, tra cui il sottoscritto, a sostenere che sia necessario dare un “governo” alla Rete.

Uno steccato per tenere fuori i governi, non per tenere dentro gli utenti
La prima cosa da capire è che la proposta di dare un governo autonomo ad Internet non ha lo scopo di creare uno steccato all’interno del quale tenere prigionieri gli utenti. La ragione per cui si vuole creare questo steccato è per tenere fuori da Internet i governi nazionali e le aziende. Non sempre è possibile dirlo esplicitamente (e quindi si fa affidamento su quella certa, italica dote di malizia dei lettori) ma la principale ragione per cui si vorrebbe creare una Costituzione per Internet consiste proprio nel definire dei limiti che i governi nazionali e le aziende non possano superare.

La ragione per cui si vogliono tenere i governi nazionali e le aziende lontano dalle sale di controllo della Rete è ovvia: i singoli governi e le aziende del settore hanno tutto l’interesse per ridurre Internet ad una semplice galleria commerciale priva di vita sociale e democratica. Lo stanno già facendo da anni, anche nei paesi socialmente più avanzati del pianeta. Ad esempio, è notizia di oggi che AT&T si riserva il diritto di staccare la spina a chi osa parlare male di lei (vedi: Critichi? AT&T ti butta fuori da Internet ). Questo evidente abuso di potere è reso possibile da una legislazione nazionale troppo servile nei confronti delle aziende e da un sostanziale disinteresse del governo USA per i diritti degli internauti. Le situazioni simili a questa non si contano. In Italia abbiamo conosciuto leggi capestro a danno degli utilizzatori di reti P2P (vedi, per esempio: P2P – Multe per milioni di euro su PI di oggi), leggi a danno dei blogger (vedi la famigerata Legge Chiti sull’Editoria Elettronica) ed ogni sorta di altri interventi liberticidi. In altri paesi la situazione è decisamente peggiore, come in USA, in Cina o in Myanmar (vedi: Myanmar – il web oltre la crisi ). Molto spesso, le prime vittime di questa guerra dei governi alla Rete sono la privacy e la libertà di espressione, cioè due dei pilastri fondamentali della Democrazia.

Esiste una evidente incompatibilità tra la libertà di espressione e di critica che sono tipiche della Rete e gli interessi dei governi, inclusi quelli democratici. Cosa anche più grave, esiste una evidente incompatibilità tra la libertà di traffico e di commercio tipiche della Rete e gli interessi protezionistici delle aziende. Basti pensare alle logiche protezionistiche delle TelCo od a quelle dei produttori di computer e di telefoni cellulari (Apple iPhone, ad esempio). Governi ed aziende si trovano così sullo stesso lato della barricata a lottare contro la Rete ed i suoi utenti. La sinergia che nasce da questa convergenza di interessi tra governi ed aziende è letale per la Rete. Porta semplicemente alla sua “sterilizzazione”: una rete priva di voci e di dissensi ma piena di negozi.

Per questo è necessario difendere la Rete dai governi nazionali e dalle aziende. Per poterlo fare in modo efficace è necessaria una “authority” di livello superiore, cioè un Governo della Rete, eletto in modo democratico e basato su una sua Costituzione che garantisce i diritti degli utenti, così come la nostra Costituzione garantisce i diritti dei cittadini.

Problemi sovranazionali, soluzioni nazionali
Questo ci porta direttamente alla seconda ragione per cui in molti ritengono necessario un Governo autonomo di Internet: la sua natura sovranazionale. Questo, in realtà, è un problema molto più ampio, che coinvolge ormai tutte le nostre attività quotidiane. Non esiste ormai più nessun oggetto o servizio che possa essere realmente controllato dalle nostre decisioni a livello locale. Non vogliamo i DRM? Bisogna discutere con il WTO ed il WIPO per ridefinire dei trattati internazionali. Non vogliano i TPM (Fritz Chip) sui computer? Bisogna discutere con aziende USA che rispondono solo al Governo USA (e nemmeno in tutti i casi). Vogliamo una Rete neutrale? Bisogna discutere con colossi come AT&T che operano su scala globale.

Ormai è evidente che non si possono più affrontare problemi globali con strumenti legislativi nazionali . Purtroppo, è anche evidente che non saranno i nostri governi nazionali a prendere l’iniziativa di riformare i meccanismo decisionali sovranazionali che ci riguardano. Questa iniziativa deve nascere dal basso, cioè dagli utenti. Così come esistono organismi sovranazionali che difendono gli interessi della aziende, è necessario creare organismi sovranazionali che difendano i cittadini e gli utenti dai sempre più frequenti abusi di aziende e governi. Il Governo di Internet potrebbe essere uno di questi organismi, probabilmente uno dei più importanti.

Troppo complessa e troppo veloce per i governi nazionali
Basta rileggere gli articoli passati di Punto Informatico per rendersi conto di un fatto evidente: l’evoluzione tecnica del nostro mondo è di gran lunga troppo veloce e troppo complessa per i nostri uomini politici e per i nostri governanti. Le leggi che vengono via via promulgate sono un inquietante miscela di ignoranza, diffidenza, incomprensione e volontà di imporre il proprio controllo.

Per governare un cambiamento tecnologico così rapido e così complesso, è necessario che produttori e consumatori si siedano attorno ad un tavolo comune ed emanino leggi basate su una reale comprensione tecnica e politica dei cambiamenti in atto. I parlamento nazionali, ormai è chiaro, sono il posto più sbagliato in assoluto per decidere di questi aspetti dell’esistenza.

Una Rete, una Legge
Questo ci porta anche ad un’altra considerazione: qualunque cosa vi possa succedere su Internet, succederà sicuramente coinvolgendo diversi stati, diverse legislazioni e diversi tribunali. L’intruder che vi frega i soldi dal conto corrente li trasferirà sul suo conto corrente alle Isole Cayman in una frazione di secondo, attraversando almeno una dozzina di altri conti correnti sparsi tra India, Russia, Cina, ed altri paesi. Il vostro avvocato, dovrà fare il giro di tutti questi paesi, e dei relativi tribunali, per ritrovare i vostri soldi e farseli restituire. L’intruder conta sul fatto che non spenderete anni della vostra vita e centinaia di migliaia di euro solo per recuperare qualche migliaio di euro.

La frammentazione legale di Internet è il suo principale alleato ed il vostro peggiore nemico.

Un Governo per Internet? Sì, grazie
Esiste sempre il pericolo che il Governo di Internet si trasformi in un mostro sovranazionale assetato di potere e che schiacci la Rete così come i governi nazionali, troppo spesso, schiacciano i loro paesi. Non esistono soluzioni semplici e prive di controindicazioni a problemi complessi. Tuttavia, è francamente difficile immaginare uno stato della Rete peggiore di quello attuale, almeno dal punto di vista della “governance”.

I Governi sono buoni o cattivi a seconda di chi li elegge e di chi li tiene sotto controllo. Personalmente, sono convinto che il Popolo della Rete sarebbe in grado di esprimere una classe dirigente molto migliore di quella che governa molti paesi del pianeta, forse addirittura talmente buona da servire da esempio per altri.

Per questi motivi, io personalmente, sono a favore di una Carta dei Diritti della Rete e persino di un Governo autonomo della Rete.

Alessandro Bottoni
Il blog di A.B.

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Pubblicato il
2 ott 2007
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