Un supercomputer contro l'aviaria

Un supercomputer contro l'aviaria

Ancora una volta un megacervello elettronico al fianco dei ricercatori. Servirà ai britannici per lavorare sul fronte dell'influenza aviaria, che continua a spaventare molti
Ancora una volta un megacervello elettronico al fianco dei ricercatori. Servirà ai britannici per lavorare sul fronte dell'influenza aviaria, che continua a spaventare molti

Swansea (Regno Unito) – Dopo che nei mesi scorsi IBM si era detta disposta a collaborare con l’ Organizzazione Mondiale della Sanità nell’ambito della ricerca di un rimedio contro una eventuale pandemia di influenza aviaria, ora è la volta di un gruppo di ricercatori dell’Università di Swansea che sfruttano uno dei supercomputer più potenti di tutta Europa per elaborare un sistema di difesa da una eventuale pandemia di influenza aviaria.

Il proposito del team gallese sarebbe quello di riuscire a prevedere come e quando si potrebbe propagare sul territorio britannico l’ormai noto virus H5N1 . Un’iniziativa che nasce su richiesta delle autorità dell’isola, che sono in stato di preallarme da quando ad aprile è stato rinvenuto un cigno morto proprio a causa di questo virus.

Per aumentare le probabilità di riuscita del progetto, le capacità di Blue C, il supercomputer di cui si servono i ricercatori, sono state incrementate del 20%, rendendo ancora più performante quello che già era conosciuto come uno dei più potenti cervelli elettronici d’Europa. Inoltre, l’upgrade cui è stato sottoposto questo mostro elettronico, prodotto dalla IBM, ha notevolmente abbassato i costi di gestione di cui necessita Blue C per funzionare: fino a 50mila sterline annue di meno rispetto al passato.

Grazie alle modifiche apportate, Blue C analizzerà le consuete rotte migratorie dei volatili – questi ultimi sono infatti il veicolo principale del virus – in modo da specificare con accuratezza le zone da osservare e, nell’eventualità di un possibile contagio, mettere in quarantena.

Le parole del rettore della Facoltà di Medicina dell’ateneo britannico, Julian Hopkins, suonano come una vera e propria dichiarazione d’amore della medicina ai supercomputer: “Lo sviluppo di nuove soluzioni mediche richiede l’apporto di potenti strumenti di calcolo, e Blue C ha dato prova di essere importantissimo per il nostro lavoro qui.”

Non è certo la prima volta che la ricerca si avvale dell’ausilio di cervelli elettronici di questo tipo. Ormai da molti anni in Giappone e negli USA numerose equipe di ricercatori universitari fanno dei supercomputer lo strumento principale per progredire nei loro progetti di ricerca.

Giorgio Pontico

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
24 lug 2006
Link copiato negli appunti