USA, i brevetti software nel paese delle meraviglie

USA, i brevetti software nel paese delle meraviglie

La sentenza del caso Alice v. CLS Bank sembra effettivamente aver cambiato tutto, scoraggiando l'impiego di brevetti su idee astratte. Anche senza l'intervento promesso dal legislatore statunitense
La sentenza del caso Alice v. CLS Bank sembra effettivamente aver cambiato tutto, scoraggiando l'impiego di brevetti su idee astratte. Anche senza l'intervento promesso dal legislatore statunitense

Dallo scorso 26 giugno vi sono state oltre dieci decisioni che hanno invalidato brevetti ritenuti riguardare idee astratte: il 26 giugno è la data di una sentenza della Corte Suprema che sembra stia determinando una svolta sostanziale nel settore dei brevetti software.

In quell’occasione la Corte Suprema degli Stati Uniti si è espressa sul caso che vedeva contrapposte Alice Corp e CLS Bank International ed ha giudicato non validi per mancanza di requisiti d brevettabilità una serie di titoli che rivendicavano una forma di gestione finanziaria del rischio .
Come è stato il caso Bilski per i brevetti sui metodi commerciali, la Corte Suprema ha colto l’occasione per intervenire sulla proprietà intellettuale relativa ai software affermando che i brevetti chiamati in causa altro non facessero che rivendicare il concetto di “accordo intermediato”, cioè “una pratica economica fondamentale ben nota nel nostro sistema commerciale”, limitandosi ad aggiungere un piuttosto generico riferimento “all’impiego di un computer”.

In generale, la questione attiene alla complicata materia della valutazione dei requisiti di brevettabilità delle innovazioni software. Queste, a differenza di altri settori tecnologici, sono molto più difficili da valutare da parte dei giudici e spesso finiscono per essere semplici applicazioni via computer di concetti astratti. Per questo sono numerosi i casi di conflitti brevettuali e di aziende che sfruttano un ampio portafoglio (i cosiddetti patent troll) legato ai software. E per questo era da tempo auspicata una riforma da parte delle grandi aziende ICT, degli investitori e delle startup del settore: a conferma dell’urgenza da ultimo è arrivato uno studio condotto dai ricercatori della texana Naveen Jindal School of Management che ha calcolato i danni all’economia statunitense causati dalle Non-practising entity che non fanno ricerca né producono, ma che hanno le armi brevettuali per fare di denunce ed estorsione di royalty il loro business.

Ma se l’amministrazione Obama, pur essendosi espressa favorevolmente a questo tipo di intervento, sembra bloccata , sono stati i tribunali a stelle e strisce a cercare una nuova interpretazione in senso restrittivo per le norme già esistenti , in modo da disinnescare alcuni dei meccanismi più perversi attraverso cui gli strumenti della proprietà intellettuale vengono indebitamente sfruttati. In questo senso la decisione del caso Alice sembrava fin da subito poter gettare le basi per una giurisprudenza diversa: tra le prime a cercare di sfruttarne l’onda è stata Samsung, che ha ne ha invocato le conseguenze nella sua perdurante battaglia contro Cupertino.

In generale, tuttavia, sono già stati numerosi i casi in cui dei brevetti sono stati invalidati in quanto considerati basati su idee astratte, in forza delle medesime conclusioni raggiunte a giugno dalla Corte Suprema . Tra questi brevetti ora invalidati, spicca il numero 6,128,415 , originariamente ottenuto da Polaroid ed ora finto nelle mani di Digitech Image Technologie che lo ha utilizzato per oltre 239 denunce ed il brevetto numero 6,326,978 di Rotatable Technologies, che rivendicava un sistema per la rotazione automatica degli schermi dei dispositivi elettronici e con cui aveva già denunciato Apple, Netflix, Electronic Arts, Target, Whole Foods e Rackspace.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
26 set 2014
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