USA, il cracker di AT&T non si arrende

USA, il cracker di AT&T non si arrende

Riconosciuto colpevole da una corte statunitense, Andrew Auernheimer ha annunciato il ricorso in appello. Sembra deciso a condurre una battaglia di principio contro alcune leggi sull'informatica considerate anacronistiche
Riconosciuto colpevole da una corte statunitense, Andrew Auernheimer ha annunciato il ricorso in appello. Sembra deciso a condurre una battaglia di principio contro alcune leggi sull'informatica considerate anacronistiche

Era riuscito a entrare abusivamente nei server del provider statunitense AT&T e a trafugare oltre 120mila contatti appartenenti agli abbonati del servizio 3G per iPad: Andrew Auernheimer, conosciuto come weev , è stato condannato dalla Corte distrettuale del New Jersey, che ha accolto le accuse di frode e associazione a delinquere formulate dal procuratore distrettuale.

La condanna di Auernheimer segue di un anno la sentenza che ha riconosciuto colpevole degli stessi reati Daniel Splitter, a cui era stata assegnata la pena della reclusione in carcere per un periodo compreso tra i 12 e i 18 mesi. Utilizzando uno script automatico conosciuto come iPad 3G Account Slurper , i due erano riusciti sfruttare una falla lasciata aperta da AT&T, che permetteva, con l’ID di un dispositivo, di recuperare l’email a esso collegata . In questo modo, erano entrati in possesso di 120mila indirizzi email anche di personaggi illustri come l’ex sindaco di New York Michael Bloomberg, l’anchorman ABC Diane Sawyer e l’allora capo del personale della Casa Bianca Rahm Emanuel, così come dei vertici Condé Nast, Viacom, Time Warner e News Coproration.

Auernheimer è stato riconosciuto colpevole in base alle disposizioni contenute nel Computer Fraud and Abuse Act del 1986, legge che secondo diverse interpretazioni presenta formulazioni vaghe e comunque inadeguate al tempo della Rete. Auernheimer, infatti, non avrebbe in alcuno modo craccato codici, rubato password o invaso il database dei clienti di AT&T, un’evidenza confermata dalla stessa azienda nel corso del processo.

Auernheimer ha dunque annunciato via Twitter l’ intenzione di ricorrere in appello .

Cristina Sciannamblo

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Pubblicato il 21 nov 2012
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