USA, la Rete è TV

USA, la Rete è TV

Il piccolo schermo si aggiorna e diventa sempre più digitale, on demand, accessoriato. In televisione ci vanno tutti, Twitter e Facebook compresi
Il piccolo schermo si aggiorna e diventa sempre più digitale, on demand, accessoriato. In televisione ci vanno tutti, Twitter e Facebook compresi

Se Internet non sembrerebbe destinata a sostituire in pianta stabile la televisione, di certo la sta facendo mutare come mai era successo – o come era mai era prevedibile – solo fino a pochi anni fa. Il focolare domestico del XX secolo si sta trasformando nel focolare digitale del secolo della rete e della società dell’informazione, dove tutti fanno a gara a rincorrere il treno dell’interattività, dei servizi aggiuntivi e di ogni metodo possibile per (ri)vendere al consumatore gli spettacoli già passati per i network e supporti DVD/Blu-ray.

Perse nelle nebbie delle leggende metropolitane più improbabili, le storie di “TV interattiva” che si era soliti raccontare o ascoltare negli anni Novanta lasciano il posto all’interattività vera (almeno negli States), dove le trasmissioni via cavo di Verizon si arricchiscono della possibilità di accedere ai feed di Twitter e a Facebook direttamente dallo schermo del televisore. L’interattività in questo caso è garantita dai componenti in vendita sul Widget Bazaar del provider, anche se per quanto riguarda Twitter non è attualmente possibile aggiornare il proprio profilo ma solo leggere i cinguettii.

Gli upgrade più interessanti nell’ambito del progetto “Televisore 2.0” in versione statunitense sono ovviamente quelli riguardanti i contenuti video veri e propri , accessibili in un’ottica sempre più on demand e su cui gli operatori del cavo ma anche i tradizionali (e quasi estinti) punti vendita al dettaglio si giocano gran parte del loro futuro economico.

Il VOD (Video on Demand) è in crescita , dice la società di ricerca Rentrak , e anche se i numeri non sono ancora paragonabili con quelli dell’uso dei sistemi di Digital Video Recording (DVR) come TiVo & compagnia il trend pare tracciato. Sul VOD scommettono Comcast e Time Warner, che proseguendo indefessi nella loro dibattuta iniziativa di “TV Everywhere” annunciano le prime tranche di programmazioni contenente 750 ore di show da HBO e Cinemax.

Inizialmente diretto a un numero ridotto di utenti (5mila), il servizio di accesso agli show televisivi dagli abbonamenti a Internet di Comcast suscita l’interesse di non pochi network televisivi e appena un giorno dopo l’annuncio dei primi test con il materiale fornito da HBO arriva la conferma di ulteriori accordi stretti con 17 nuovi broadcaster tra cui BBC America, G4, HGTV, History, MGM, Sundance Channel.

Per Blockbuster il VOD è infine una vera e propria ultima chiamata senza possibilità di appello , il tentativo finale di rinascita prima della bancarotta e la totale dismissione di quello che un tempo era il numero uno dell’home video e del videonoleggio negli USA e nel resto del mondo. La catena di store sposa il digitale e si lega a Samsung, produttore leader di TV set e player di supporti multimediali i cui dispositivi avranno dal prossimo autunno la possibilità di accedere al servizio BlockBuster OnDemand .

Sulla nuova piattaforma i consumatori potranno noleggiare spettacoli e film a prezzo modico (tra i 2 e i 4 dollari) per una visione ristretta nell’arco delle 24 ore successive. Blockbuster prova insomma a fare il verso a Netflix , alla cui crescita la società deve molti dei suoi guai economici, sperando che il market share del 17,4 per cento degli HDTV detenuto da Samsung riesca a compensare, o quantomeno a invertire, la chiusura di 545 store e la perdita di oltre il 30 per cento degli abbonati al servizio via posta Total Access.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 16 lug 2009
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