Il Washington Post ha deciso di fare un esperimento discutibile. Il giornale di Jeff Bezos sta sviluppando un progetto chiamato “Ripple” che userà l’intelligenza artificiale per editare articoli di opinione scritti da contributori esterni e persino da scrittori non professionisti.
Il Washington Post vuole sostituire gli editor con l’AI
Il cuore del progetto è Ember, un assistente alla scrittura basato sull’intelligenza artificiale pensato per affiancare (e in parte sostituire) il lavoro degli editor umani. Ember si comporta come un coach di scrittura personale: legge in tempo reale ciò che si sta scrivendo e offre feedback per migliorare il testo.
Ember monitora il testo attraverso un tracker che indica quanto il racconto sia coeso e coinvolgente. Valuta se la struttura narrativa è solida, se le idee sono ben sviluppate e se il finale è d’impatto. A lato dello schermo, Ember mostra una mappa narrativa con tre elementi chiave: tesi iniziale, punti di supporto e finale memorabile. Questa visualizzazione aiuta gli scrittori a capire in quale punto della storia si trovano e cosa manca per completarla in modo efficace. Ember non si limita ad analizzare: interagisce attivamente con lo scrittore. Propone prompt di scrittura e domande che fungono da stimolo.
Ripple inizierà ospitando articoli di opinione da altri giornali americani e scrittori di Substack. Ma la fase finale, che potrebbe iniziare in autunno, permetterà anche ai non professionisti di inviare articoli con l’aiuto di Ember. Gli editor umani rivedranno comunque i contenuti prima della pubblicazione, ma l’idea è che l’AI faccia il grosso del lavoro di editing e coaching. I contenuti verranno pubblicati sul sito del Post ma fuori dal paywall, separati dalla sezione opinioni tradizionale.
L’idea non è nuova
Il modello non è nuovo. Forbes e HuffPost avevano già sperimentato un modello simile, aprendo le loro piattaforme a contenuti di opinione inviati dagli utenti, spesso non giornalisti professionisti. E per un po’ questa strategia ha funzionato molto bene. Negli ultimi anni, però, molte testate giornalistiche hanno cambiato approccio. Si sono rese conto che inseguire solo il traffico non bastava più. Per questo motivo, molte redazioni hanno scelto di investire sulla qualità e puntare su modelli a pagamento, nel tentativo di fidelizzare un pubblico disposto a pagare per leggere articoli ben scritti, approfonditi e verificati.
Il Post spera che Ripple attiri lettori che vogliono più varietà della sezione opinioni attuale e più qualità delle piattaforme social come Reddit e X. È un tentativo di trovare una via di mezzo tra il giornalismo tradizionale e il caos dei social media.
Le reazioni non sono entusiastiche
L’idea sta già attirando critiche pesanti. Secondo molti, è l’ennesimo tentativo di tagliare costi sostituendo il lavoro umano con l’AI, proprio in un momento in cui l’affidabilità dell’intelligenza artificiale è ancora discutibile. Alcuni dei potenziali partner contattati dal New York Times, come The Salt Lake Tribune e The Atlanta Journal-Constitution, hanno fatto sapere di non essere interessati. Non proprio il tipo di entusiasmo che Bezos sperava di ottenere…