WebTheatre/ La Lonelygirl italiana

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di Gabriele Niola - L'altra è una serie per Facebook, una storia italiana. Nessun inganno per il pubblico, con il pubblico che ha preso le redini dell'inganno. L'intervista all'ideatore Riccardo Milanesi
di Gabriele Niola - L'altra è una serie per Facebook, una storia italiana. Nessun inganno per il pubblico, con il pubblico che ha preso le redini dell'inganno. L'intervista all'ideatore Riccardo Milanesi

Le vacanze di almeno 2.300 italiani iscritti a Facebook sono state all’insegna delle avventure di Martina Dego e L’altra. Si tratta della serie per la rete o, meglio, per Facebook ideata da Riccardo Milanesi, chiamata per l’appunto L’altra , fruibile unicamente su Facebook e che aveva per protagonista il personaggio di Martina Dego .
La ragazza al chiudere delle scuole per le vacanze natalizie rimane stranamente chiusa dentro la biblioteca della scuola. Unico contatto con l’esterno, il computer collegato ad Internet. Nessuno la va a riprendere perché, apprende lei stessa dai commenti degli amici sulla bacheca, in realtà c’è un’altra Martina che è in giro e vive la sua vita, dunque tutti ritengono lei stia scherzando. Col passare dei giorni però si capisce che la Martina che è fuori non è proprio uno stinco di santo…

L'altra

La serie è stata fruibile solo sulla fan page di Martina su Facebook perché per portare avanti il racconto non utilizzava solo i video ma tutti gli elementi del social network (foto, post, commenti, link). Anzi, proprio quella parte di discrezionalità (le possibili interazioni con gli utenti) è stata quella che più ha influenzato lo svolgersi della storia, allontanandola anche dalle volontà degli autori.

A parlarne è Riccardo Milanesi, manager di Peter Pedro la società di edizione che ha dato vita al progetto con un budget di meno di 5.000 euro (“Ma – spiega – lavorando abitualmente nel settore abbiamo potuto abbatere il budget di almeno un terzo risparmiando su cose che altre persone invece dovrebbero pagare”) senza alcuna aspettativa di ritorno economico, solo per sperimentare nuove forme di racconto e vederne l’esito. E l’esito è stato buono e molto lontano da certi stilemi tipici della rete, Milanesi infatti ha fortemente voluto un tono, una recitazione e una messa in scena “pulite” che rifuggissero qualsiasi realismo o pretesa di realtà, “Non volevo una cosa stile Blair Witch Project – dice – non volevo polemiche o accuse di sfruttamento di fatti di cronaca, volevo un racconto palesemente finto e per questo ho utilizzato messa a fuoco selettiva, color correction e tutti i trucchi del caso”.

Abbassando il tono, utilizzando un registro confidenziale, guardando in faccia gli utenti e organizzando un racconto dalla facile presa (protagonista unica, molto carina e invischiata in affari paranormarli che la sovrastano come lonelygirl15 ) è riuscito a conquistarsi non lo solo la fiducia ma anche l’interazione e la partecipazione di una base utenti inaspettata in un periodo, quello dal 23 dicembre ai primi giorni di gennaio, solitamente considerato pessimo per avere una risposta forte dall’utenza della rete.
Quello di L’altra non è stato quindi un racconto fuori dai canoni ma anzi estremamente convenzionale, dalle svolte e dai toni tipici per il suo genere (thriller-fantastico), adattato con abilità e capacità di improvvisazione al linguaggio e alle regole narrative di un mezzo non convenzionale che non è solo la rete ma Facebook (una sua sottodivisione).

Gabiele Niola: Perché realizzare una serie su Facebook, che ha un pubblico limitato, invece di pensarla per tutti?
Riccardo Milanesi: In realtà non è nata proprio così, io volevo solo fare una serie online, poi ho pensato a come avere visibilità e mi è venuto in mente Facebook perchè lì è facile che un amico tiri dentro un altro. A quel punto ho cominciato a riflettere sul fatto che se usavo quel social network allora il racconto non doveva solo audiovisuale ma coinvolgere tutti gli altri linguaggi possibili.

G.N.: Dunque avevi immaginato una serie interattiva…
R.M.: Inizialmente il pensiero non era fare un ARG come per esempio è stato Frammenti , cioè un gioco di ruolo crossmediale con un’interazione vera, l’idea era di fare una serie vera e propria, solo col tempo è diventata un ARS (Alternate Reality Serial, acronimo coniato dallo stesso Milanesi per l’occasione, ndr). Nella nostra mente era tutto molto semplice: volevamo programmare la messa in onda degli episodi video come fosse una serie vista alla televisione e poi mandare tutto avanti utilizzando gli amici-fake, cioè una serie di finti profili gestiti da noi. Gli spettatori avrebbero dovuto guardare e interagire con Martina, che poi ero io. Al massimo avevamo previsto potessero risolvere dei quiz.

G.N.: Ma poi la cosa ha preso la mano?
R.M.: Subito, a dire il vero. Dopo il primo video (momento in cui i fan della pagina erano poco più di 1.000, ndr) sono arrivati messaggi da un centinaio di persone che recitavano per davvero. E mandavano mail! È diventata quindi da subito una serie così partecipata che gli amici fake non servivano più. 

G.N.: Cioè gli utenti fingevano di essere conoscenti di Martina e si autoarruolavano come comparse?
R.M.: Esatto. E così facendo, parlando con Martina, commentando, raccontando quello che era successo loro interagendo con il personaggio di finzione proponevano di fatto possibili svolte nella storia.

G.N.: E questo vi ha fatto rivedere molte delle decisioni prese in precedenza?
R.M.: Abbiamo dovuto rimontare dei video e in alcuni casi metterne due in giorno o spostarne la messa online. Pensa che originariamente c’era anche un altro finale ma l’interesse degli utenti per i disegni di Martina (che noi invece non ci filavamo minimamente) è stato tale da obbligarci a cambiare in corsa. 
Certo l’idea di base è rimasta quella originale ma l’interazione mi ha indicato come andare avanti e in questo tipo di prodotti ho capito che non può che essere così. Tutto deve essere organico mentre io l’avevo immaginato a due livelli: vedere video e parlare con la protagonista. In un social network, però questa cosa è impossibile e non potevamo saperlo prima di farlo. Quando permetti il contatto con una protagonista che tutti fingono sia vera non puoi giocare su quei due livelli, ne esiste uno solo. In questo senso la serie è cambiata in corsa. E in positivo secondo me.

G.N.: Il rovescio della medaglia è che era difficile seguire la serie occasionalmente. Spesso le svolte della trama capitavano nel 50esimo commento di un post…
R.M.: Quando nei primi giorni ci siamo accorti di questo problema abbiamo deciso di dividere tutto come in capitoli. I punti di svolta più cruciali che emergevano nei commenti venivano poi ripresi da Martina stessa in un nuovo post in bacheca il giorno dopo. Così avevamo una specie di riassunto delle puntate precedenti.

G.N.: Quindi era come se tu, dopo le discussioni nei commenti, legittimassi con un post di Martina una sola delle tante svolte di trama che gli utenti proponevano recitando la loro parte/strong>
R.M.: Esattamente. Capitava pure che qualche utente si vantasse di una propria trovata se questa veniva portata avanti da noi, dicendo: “L’avevo detto io che era così!”. Altre volte è successo che invece io dovessi mettere dei punti fermi per impedire derive assurde.

G.N.: Una serie così però è impossibile da fruire dopo che è avvenuta, come ne tenete memoria?
R.M.: C’è qualche folle che l’ha fatto. Alcuni via mail mi hanno scritto che sono diventati fan adesso e l’hanno rivista tutta. Ma sono pochi. Quello che vogliamo fare è di preparare un documento multimediale utile a presentarla. Una cosa da sfogliare in cui ogni pagina è un giorno e contiene il video e un riassuntino con i messaggi principali che indicano gli eventi della trama. Ma non si parla di qualcosa per il pubblico. 

G.N.: Come avete monitorato le visualizzazioni e la risposta?
R.M.: Abbiamo le statistiche da Insights di Facebook, lì ci sono le visualizzazioni dei video e i “Mi Piace” divisi per uomini e donne o per fasce d’età. Quello che è emerso guardando tutto anche giorno per giorno è che le visite sulla pagina sono state superiori al numero di fan (la fan page era infatti visibile anche senza essere fan, ndr). Le visite alla pagina non calavano mai, erano sempre intorno ai 3mila, addirittura il 27 dicembre sono schizzate a 13mila in maniera inspiegabile.

G.N.: E i video che cifre avevano?
R.M.: I video andavano sulle 1.800 views nei giorni più magri, e sulle 2.500 o 3.000 nei momenti migliori, cioè verso la fine. Il che significa che tutti gli iscritti li vedevano e in alcuni casi anche di più.

G.N.: Il video più visto?
R.M.: È quello in cui succede qualcosa di davvero inaspettato davanti all’obiettivo, la parte malvagia della protagonista prende un bastone e tramortisce David, il suo ragazzo. Ma è normale che sia così, quello era il giorno della grande svolta e io l’avevo annunciato più volte usando il profilo di Martina e di David postando cose come: “Domani vedrete tutto”.

G.N.: Ora? Una serie con Twitter?
R.M.: Si potrebbe fare, magari per altri target. Quello a cui sto pensando però è anche più folle. Una serie con Skype.

Gabriele Niola
Il blog di G.N.

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Pubblicato il
7 gen 2011
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