Xiaomi e privacy: le accuse di tracking, la replica della società

La posizione di Xiaomi sul tracking degli utenti

Secondo un report i dispositivi Xiaomi raccolgono un grande volume di dati, anche quando si naviga in modalità incognito: le replica del gruppo.
La posizione di Xiaomi sul tracking degli utenti
Secondo un report i dispositivi Xiaomi raccolgono un grande volume di dati, anche quando si naviga in modalità incognito: le replica del gruppo.

Aggiornamento (04/05/2020, 16.40): riceviamo in redazione e pubblichiamo, in forma tradotta, la dichiarazione ufficiale di Xiaomi a proposito della vicenda.

Xiaomi ha letto con dispiacere il recente articolo di Forbes. Crediamo abbia interpretato in modo non corretto quanto abbiamo comunicato in merito ai nostri principi e alle nostre policy riguardanti la privacy delle informazioni. La privacy e la sicurezza su Internet dei nostri utenti sono priorità assolute per Xiaomi; siamo convinti di seguire in modo rigoroso le leggi e le regole locali, risultando pienamente conformi ad esse. Abbiamo raggiunto Forbes per offrire un chiarimento in merito a questa sfortunata interpretazione.

Capace in pochi anni di conquistare una fetta di market share non indifferente nel territorio mobile (l’8% a fine 2019) grazie a dispositivi dal rapporto qualità-prezzo elevato, Xiaomi si trova in questi giorni al centro di una questione spinosa legata alla raccolta e al trattamento dei dati relativi ai suoi clienti e utenti. Tutto ha avuto inizio con un report pubblicato sulle pagine di Forbes nei giorni scorsi.

Xiaomi: Mint Browser e privacy

L’articolo descrive come durante la navigazione con il Mint Browser preinstallato sugli smartphone del gruppo l’attività venga registrata e le informazioni inviate a un data center in Cina gestito da Alibaba, anche attivando la modalità Incognito che dovrebbe invece garantire il pieno rispetto della privacy cancellando ogni traccia al termine della sessione. Altri dati catturati sono relativi alle cartelle aperte nella memoria interna e alle schermate visualizzate, salvati in remoto in server localizzati a Singapore e in Russia.

La replica di Xiaomi non si è fatta attendere. Nel fine settimana la società è intervenuta con un comunicato in cui afferma che la pratica è in linea con quella degli altri produttori di smartphone, definendo il report non corretto nella sua rappresentazione, ma non smentendone di fatto i contenuti: i dati sarebbero prelevati e aggregati in forma anonima, in conformità con quanto prevedono gli standard dell’industria. L’azienda sottolinea inoltre come il loro salvataggio avvenga all’interno di infrastrutture cloud posizionate nell’area geografica degli utenti, sgombrando così il campo dai timori legati a un possibile accesso da parte del governo di Pechino per quelli gestiti in Cina.

In merito al tracking dell’attività con Mint Browser, sostiene che avviene esclusivamente per il miglioramento dell’applicazione e per caricare i siti più velocemente. Ad ogni modo il software sta ricevendo un aggiornamento che permette agli utenti di disabilitare la raccolta delle informazioni quando si naviga in modalità incognito, un’impostazione che dovrebbe in verità essere attivata di default.

Fonte: Xiaomi
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Pubblicato il 4 mag 2020
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