YouTube si vende nelle statistiche

YouTube si vende nelle statistiche

Il portale di video sharing, sempre più major-dipendente, prova a convincere i partner che i video degli utenti sono cosa buona e giusta e che la disseminazione frutta. Sullo sfondo, i grandi numeri e la pace con Warner
Il portale di video sharing, sempre più major-dipendente, prova a convincere i partner che i video degli utenti sono cosa buona e giusta e che la disseminazione frutta. Sullo sfondo, i grandi numeri e la pace con Warner

La prima, fondamentale regola di un qualsiasi business, sia esso telematico o meno, è quella di sapersi vendere bene a partner e potenziali clienti. Google lo sa, e infatti prova a vendere la sua vetrina YouTube all’industria multimediale come foriera di click, visualizzazioni e quindi guadagni anche nei casi di flagrante copia di video protetti dal diritto d’autore, di riproduzione non autorizzata di qualche secondo di brani musicali commerciali.

La nuova “vetrina della vetrina” prende la forma di una bizzarra commistione tra misure antipirateria e un tool per l’analisi statistica della performance dei video caricati online: Content ID , il discusso sistema di filtraggio automatico dei contenuti protetti dal copyright è stato integrato nel software YouTube Insight , strumento gratuito grazie al quale chi possiede un account YouTube (che si tratti di major, artisti indipendenti o semplici sfaccendati drogati di multimedialità poco importa) può recuperare e tracciare tutta una serie di informazioni sui video caricati nel portale.

Accanto alle statistiche, ai dati demografici, al ranking, alle fonti e a tutte le altre informazioni disponibili attraverso Insight, Content ID permetterà secondo Google di identificare i video proprietari all’interno del gigantesco panorama di contenuti utente disponibili sulla piattaforma, offrendo alle media company la possibilità di valutare la popolarità di un contenuto, quella di poterci guadagnare sopra attraverso l’advertising contestuale e quella di mettere a frutto i contenuti rilanciati dagli utenti senza l’autorizzazione dei detentori dei diritti. Un’opportunità che, nel 2009 e con 25 miliardi di video visionati nel solo mese di agosto negli States, non tutta l’industria dei contenuti sembra disponibile a cogliere.

Per una GoogleTube apparentemente ben avviata sulla strada del profitto e dei conti in attivo questo è un periodo di buone, anzi, ottime notizie: dovrebbe essere a un passo del tanto sospirato accordo con Warner Music , unica delle Big Four del disco ancora riottosa a convertirsi una volta e per sempre alla onnipresente piattaforma di video sharing di proprietà di Mountain View.

L’accordo sarebbe cosa fatta, dicono le solite voci anonime ben informate, e l’unico tassello ancora mancante sarebbe quello delle scartoffie necessarie a ufficializzare il tutto. Su YouTube si apprestano dunque a tornare Madonna, i Green Day, i REM e altri importanti artisti attualmente presenti sul portale in via non ufficiale e senza autorizzazione dell’etichetta .

La partnership tra Google e Warner dovrebbe poi estendersi anche a Vevo , il nuovo, tuttora inedito portale musicale nato dagli sforzi congiunti di Mountain View, Universal e altri che, superando le funzionalità di condivisione già offerte da YouTube , offrirà ai netizen la possibilità di scaricare i testi dei brani, creare playlist musicali e sincronizzare la musica ai video creati dagli utenti. Le major, naturalmente, ambiscono a guadagnare in pubblicità e vendite accessorie.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
29 set 2009
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